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Chiudiamo i manicomi, liberiamoci dalla psichiatria

Sabato 28 Marzo a Reggio Emilia ci sarà un corteo nazionale per chiedere la chiusura degli Opg e delle strutture ad essi collegate e/o sostitutive (REMS, case di cura etc..). Iniziamo già da ora a parlarne, a spargere la voce, iniziamo a vedere fino a dove la psichiatria può spingersi e toccare il nostro vissuto quotidiano. Di seguito trovate la locandina del corteo e l’appello degli organizzatori. 


 

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CORTEO SABATO 28 MARZO a REGGIO EMILIA

CHIUDIAMO TUTTI I MANICOMI!
LIBERIAMOCI DALLA PSICHIATRIA!

NO OPG, NO REMS, NO PSICHIATRIA!

Esistono muri, a volte invisibili, che dividono la normalità dalla “follia”. Sono costruiti dal potere e rafforzati dal deserto che si trova al loro esterno.

La presunta, prorogata ormai da 4 anni, chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) lascerà spazio all’istituzione delle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS). Cambia il nome, gli internati sono deportati, gli appalti assegnati e lo slancio riformista soddisfatto. Ma le nuove strutture conservano la medesima attitudine repressiva e il concetto stesso di manicomialità, perpetuandone lo stigma. Lungi dal rappresentare un indebolimento della detenzione senza fine e della psichiatria, ne sono la continuazione aggiornata, calibrata su modelli detentivi improntati a esternalizzazione e privatizzazione, come avvenuto per i CIE.
(Centri di Identificazine ed Espulzione)

Da questa prospettiva, si intravede un sistema detentivo sempre più articolato in cui i concetti arbitrari di “malattia mentale” e “pericolosità sociale” acquistano maggior rilievo, avallati da perizie mediche incontrastabili. È importante e urgente riconoscere il ruolo centrale che ricopre la psichiatria nella nostra società, come uno dei mezzi più violenti, invisibili, versatili e repressivi in mano al potere.

A Reggio Emilia sono concentrati i principali organi repressivi e di detenzione quali: tribunale di Sorveglianza, Carcere, Opg, le Strutture ad Alta Sorveglianza Psichiatrica e sono già in costruzione le future Rems.

Le mura possono essere di cemento o chimiche, possono essere utilizzate per punire o per prevenire. Non esistono compromessi: i corpi e le menti non si rinchiudono.
Distruggiamo i manicomi, liberiamoci dalla psichiatria: perché i nostri pensieri siano sempre più pericolosi per chi li vorrebbe incatenati.

Corteo nazionale a Reggio Emilia il 28 marzo
concentramento in Piazza San Prospero (Piazza dei Leoni) ore 14:30
al termine del corteo saluto sotto l’OPG

RETE ANTIPSICHIATRICA
per info: violazione@autistici.org


Carnevalate/3

Soliti vandalismi la notte del sabato di Carnevale. Sfondata la vetrina di Bucintoro Viaggi, il cui proprietario è Fabio Sacco (Presidente di Alilaguna) e imbrattate con vernice rossa le facciate di H&M, Benetton, Max Mara e Calvin Klein.

Qualcuno, in vena di commenti intelligenti, afferma : “potevano imbrattare anche i monumenti”. Sì, ma perchè ?

Qui sotto trovate l’articolo di cronaca

 

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/02/16/news/vandali-in-azione-a-san-marco-1.10876694

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Carnevalate/2

Continuiamo con le Carnevalate. Una stringata rassegna dei fatti più gustosi accaduti in giro per Venezia in questi vuoti giorni di mscherine, pon pon e altre brutture.


 

 

Dai giornali di qualche giorno fa pare che il candidato alle primarie del PD, sponda renziana, Jacopo Molina, sarebbe stato “aggredito” a suon di cioccolata calda da ignoti in campo San Polo, la notte di giovedì grasso. Probabilmente non contento della pessima figura rimediata, solo lontanamente possiamo immaginare il suo imbarazzo una volta varcata la porta di casa, il cciovane candidato del Partito Democratico ha pensato bene di accusare prima i Centri Sociali cittadini e poi, in seguito alla smentita del loro portavoce, una non meglio precisata “coppia di giovani anarchici”.
Non sappiamo chi sia stato ad apostrofare il sig.Piangina in campo San Polo. Chi scrive non era presente e, purtroppo, ha perso l’occasione per farsi una grassa risata in uno dei carnevali più smunti e tristi degli ultimi anni. Certo è che a furia di invocare più polizia nelle strade, sgomberi (anche notturni) delle case occupate, tavoli di incontro tra sbirri e cittadini e tagli delle utenze abusive che qualcosa, quando cammini per strada, ti possa capitare uno dovrebbe pure metterlo in conto. Non a caso, come si desume dalla pagina facebook del nostro eroe della sicurezza e della legalità, oltre ai colleghi di partito a esprimergli solidarietà sono noti fascisti locali, gli stessi che si offrono di risolvere il problema del degrado e della sicurezza organizzando ronde in Campo Santa Margherita.
Un maldestro tentativo di farsi campagna elettorale sulla pelle altrui quindi, mal riuscito e assolutamente irrispettoso del fine ultimo degli ignoti guasconi di San Polo: far profumare di cioccolato, in una sera di Carnevale, uno che, tutti i giorni, puzza di merda fino al midollo.

Di seguito trovate l’articolo che riporta la notizia, corredato da struggenti foto della vittima:

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/02/13/news/clima-politico-infuocato-jacopo-molina-aggredito-e-insultato-da-alcuni-giovani-1.10856496

 molina


Carnevalate/1

5 Febbraio. Campo San Zan Degolà, uno degli ultimi angoli di città rimasti tagliati fuori dai grandi flussi turistici. Tre del pomeriggio, un discreto quantitativo di sbirri con manganelli alla mano: uno punta la pistola contro la finestra di un palazzo abbandonato. Effetti dell’isterica militarizzazione che la città, per difendersi dalla “minaccia del terrorismo”, sta subendo dall’inizio di uno dei carnevali più sottotono degli ultimi anni.
Qualcuno di passaggio si mette in mezzo chiedendo spiegazioni ma, prontamente bloccato dai carabinieri, viene portato in disparte, minacciato di denuncia e invitato a farsi gli affari propri.
Si tratta dello sgombero di tre ragazzi francesi, artisti di strada, che, per vivere un carnevale diverso dalla monotonia turistico-commerciale che viene ogni anno propinata, a discapito delle iniziative spontanee e autorganizzate, avevano deciso di occupare una casa. Una casa vuota, in ristrutturazione e pare, secondo le voci di chi abita in zona, in attesa del cambio di destinazione d’uso per diventare l’ennesimo albergo in questa città di spettri. Per gli audaci artisti qualche ora in questura e, considerata la pericolosità sociale del gesto, foglio di via per tre anni da Venezia.

Senza volerlo i protagonisti di questa vicenda ci hanno regalato almeno due indicazioni sul da farsi.
La prima, già colta da qualcuno ma fin’ora rimasta appannaggio di pochi, è quella di abitare edifici lasciati vuoti in attesa di future speculazioni alberghiere. Occupare a Venezia non è solo stabilirsi tra quattro mura, ma è già sottrarre zone alla mercificazione turistica.
La seconda, inedita e stuzzicante, che ciò venga fatto da chi è in città di passaggio. Del resto in un luogo dove il numero di turisti supera abbondantemente quello dei residenti effettivi, in cui ogni investitore straniero si sente in diritto di proporre la qualunque “nel nome di Venezia”, è lecito pensare che qualcuno decida di invertire il paradigma del visitatore, iniziando a vivere spazi che non prevedono la propria presenza,da cui è possibie avere un altro punto di vista.

Qui sotto trovate l’articolo di cronaca:

http://www.veneziatoday.it/cronaca/artisti-strada-occupano-appartamento-venezia-carnevale.html


7Febbraio. Presentazione della campagna per la chiusura degli OPG.

Dal 1978 attraverso la legge 180, detta “Basaglia” dal nome del suo ispiratore, lo stato italiano è considerato precursore e guida per il superamento dei manicomi che in seguito a questa legge sono stati chiusi.
Tuttavia i manicomi non sono scomparsi. In Italia esistono ancora sei Ospedali psichiatrici giudiziari (Aversa, Napoli, Barcellona Pozzo di Gotto, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia, Castiglione delle Stiviere) in cui sono attualmente recluse circa 850 persone.
Negli Opg vengono reclusi gli imputati che, in seguito a perizie psichiatriche, vengono considerati incapaci di intendere e di volere; questi vengono prosciolti senza giudizio e se riconosciuti pericolosi socialmente sono avviati all’internamento.
Le persone detenute negli Opg vivono di fatto in un limbo giuridico da cui non hanno autonomia d’uscita e trascorrono la loro quotidianità in strutture vecchie, fatiscenti, sporche dove la contenzione fisica, chimica e psicologica è la regola.
A seguito di un’ispezione parlamentare, che nel 2013 fece scoprire ad alcuini senatori la realtà degli Opg, venne approvata la legge n°81/2014 che converte il decreto legge del 31 marzo 2014 n°52 recante disposizioni in materia di superamento degli Opg. Questo decreto, n° 52/2014, prevede la proroga dal 1° aprile 2014 al 31 marzo 2015 il termine per la chiusura degli Opg e la conseguente entrata in funzione delle REMS (Residenze per l’Esecuzione Misure Sicurezza).
Nelle future REMS la durata della misura di sicurezza non potrà essere superiore a quella della pena carceraria corrispondente al medesimo reato compiuto. Tuttavia la costruzione delle REMS, affidata alle Regioni, non è stata avviata quasi da nessuna parte e qualora dovesse concretizzarsi queste nuove strutture avranno una gestione affidata al privato sociale (come nei CIE), andando così incontro a fenomeni di allungamento della degenza per mantenere i finanziamenti, con una presa in carico vitalizia ad opera dei servizi psichiatrici.
In questo contesto la questione centrale è quella del superamento del modello di internamento, per non riproporre gli stessi meccanismi e gli stessi dispositivi manicomiali in nuove strutture, come nelle case di riposo, nelle carceri, nelle comunità, ecc… .
L’esistenza degli Opg esplicita chiaramente l’enorme potere della psichiatria il cui giudizio, non basato su fatti ma su supposizioni che hanno la pretesa di essere scientifiche, costituisce la base per la segregazione dell’altro.
Pertanto riteniamo che l’esistenza degli Opg non debba essere prolungata oltre e che le persone che vi sono recluse vengano liberate subito e non trasferite in altre strutture.

Presentazione della campagna per a chiusura degli Opg e del corteo del 28 marzo a Reggio Emilia con alcuni compagni della Rete Antipsichiatrica.
Ore 18.30 inizio incontro, a seguire dibattito e buffet.
Presso l’ex oìOspizio contarini occupato, fondamenta delle terese 9a, santa marta, venezia

campagna opg


6 Febbraio.Dalla lotta agli sfratti alla sorveglianza speciale. Un incontro con i compagni di Torino

Tra i primi mesi del 2012 fino al 2013 il quartiere di Barriera di Milano, “periferia” nord di Torino, è stato attraversato da una lotta contro gli sfratti tanto forte quanto condotta in maniera inedita.
Tra le strade bloccate dai cassonetti usati come barricate, tra i picchetti formati da un magma di compagni, sfrattati e solidali si è fatta largo un’ipotesi rivoluzionaria: partire dalla difesa di un bisogno per attaccare ciò che ci separa dai nostri desideri.
Nata da un incontro fortuito, e fortunato, tra due persone la lotta agli sfratti di Torino è stata in grado di segnare un passo diverso in un pezzo di città sospeso tra illegalità diffusa e gentrificazione, creando, tra chi ne ha fatto parte, legami di solidarietà e relazioni a volte brevi, a volte duraturi. Legami che, acquisendo insieme competenze e crescendo nella lotta, hanno avuto la loro parte nelle altre lotte sviluppatesi successivamente: difficile non vedere delle somiglianze, ed un immaginario comune, nei blocchi in Val di Susa di quel periodo o nei quartieri di Milano dove, a novembre scorso, si è resistito agli sgomberi ordinati da Aler e giunta Pisapia.
Il passato 3 giugno la Procura decide di colpire duramente tutto ciò che la lotta contro gli sfratti in Barriera ha prodotto: 111 indagati complessivi, 29 misure cautelari di cui 11 in carcere. In seguito alla scarcerazione degli arrestati, avvenuta a fine novembre, il PM Rinaudo ha richiesto per 5 compagni/e la sorveglianza speciale. Una misura, affibiata in modo sostanzialmente arbitrario, che condiziona pesantemente la vita di chi la subisce, impedendogli di frequentare pregiudicati, di tornare a casa dopo una certa ora, di frequentare locali pubblici.
Una provvedimento questo che è stato recentemente richiesto per un compagno a Saronno (richiesta poi respinta) e per 3 compagni/e a Bologna, facendo intravedere una nuova strategia repressiva: falliti i tentativi di reati associativi, fallito il paradigma del “terrorismo”, provare a fermare i sovversivi incuneandosi tra la loro attività e le loro relazioni, limitandole e perseguendole allo stesso tempo.
Per raccontare cosa è stata la lotta agli sfratti da chi l’ha vissuta in prima persona, per riflettere e organizzarsi contro le nuove misure di sorveglianza speciale di vediamo
VENERDì 6 FEBBRAIO DALLE ORE 10.00 A SANTA MARTA

DALLE ORE 18.30 ALL’EX OSPIZIO OCCUPATO, FONDAMENTA DELLE TERESE 9/A.

locandina torinesi WEB


25 Gennaio, presidio sotto al carcere di Ferrara

Sabato 25 gennaio, dalle ore 15.00 sotto in carcere di Ferrara, in via Arginone.

Contro tutte le galere, per la libertà di tutti i prigionieri.

Di seguito il volantino/appello degli organizzatori.

volantino ferrara


Incontro con avvocati No Tav 23/01

Alla vigilia della sentenza del maxi-processo No Tav, sulle giornate di lotta e resistenza del 27 giugno e del 3 luglio 2011, una retrospettiva sulla situazione repressiva del movimento, dai più di mille indagati alle accuse di terrorismo. Ne parliamo all’ex Ospizio Occupato venerdì 23 gennaio, dalle ore 18.30  con degli avvocati del movimento No Tav.

A seguire cena benefit.


Il prossimo 27 gennaio è prevista la sentenza di quello che viene definito il “maxi processo“ No Tav. “Maxi” per distinguerlo dagli altri innumerevoli procedimenti penali che, dall’apertura delle ostilità in Valle, hanno colpito più di mille persone.
Il processo in questione riguarda i fatti avvenuti in Val di Susa il 27 giugno e il 3 luglio del 2011. Due giornate molto diverse tra loro, ma equiparate in sede processuale, in una nuova strategia della procura torinese destinata a fare scuoa: non più dividere tra “buoni o cattivi”, “pacifisti e black bloc”, bensì farla pagare cara a chiunque, senza distinzioni appunto, scenda in piazza in maniera attiva e non dialogante.
I primi effetti di questa inchiesta risalgono al gennaio del 2012, quando 26 persone vennero raggiunte da provvedimenti di custodia cautelare eseguiti in carcere o agli arresti domiciliari. In seguito sono risultati 53 gli imputati rinviati a giudizio, tutti (valsusini, militanti politici, chi partecipava per la prima volta ad un’iniziativa no tav) accusati di violenze nei confronti delle forze dell’ordine e di danneggiamenti alle strutture del cantiere.
Per loro i magistrati hanno chiesto pene fino a 6 anni e, per conto dello stato e Ltf, oltre 650000di risarcimenti.

Cerchiamo ora di riassumere i fatti e il significato di quelle giornate.

Il 27 giugno 2011 la polizia sgomberò militarmente la Libera Repubblica della Maddalena, una porzione di territorio (luogo preposto all’installazione del cantiere per il tunnel esplorativo) occupata dal movimento No tav, sottratta per oltre un mese alle logiche e ai dispositivi di controllo e profitto. La resistenza allo sgombero ha portato molte persone, anche fino a poco prima convinte della possibilità di una risoluzione pacifica, a rendersi conto della portata dello scontro in atto, e ad agire di conseguenza.

Il 3 luglio dello stesso anno rappresenta una delle giornate in cui la rabbia e la determinazione del popolo No tav e dei solidali provenienti da ogni parte d’Italia sono emerse più chiaramente. Decine di migliaia di persone hanno disceso i sentieri della Valle per assediare il cantiere-fortino di Chiomonte, allargato la settimana precedente. Per tutto il pomeriggio le forze dell’ordine hanno cercato di respingere i manifestanti utilizzando idranti, manganelli, lacrimogeni, ruspe e compiendo pestaggi. Il grande merito di questa giornata è stato quello di aver fatto riscoprire a molti che, decisi e con la giusta compagnia, è possbile fronteggiare e far arretrare la polizia anche quando questa sembra più forte e meglio organizzata.

Assieme all’avanzamento che queste giornate hanno portato fra gli oppositori al treno veloce e al mondo che si porta dietro, è arrivato anche il cambio di passo della repressione : la lotta No tav da questo momento in poi verrà solamente tacciata di essere incubatrice di violenti di professione prima, di veri e propri terroristi poi. Se con gli arresti per terrorismo di dicembre 2013 e dello scorso luglio l’obiettivo era far astenere chi lotta dalle pratiche di sabotaggio, con la sentenza del maxiprocesso si sta cercando di dare un colpo frontale allo spirito di quei giorni. Necessario sarà, per i pm e per tutta la lobby Si-Tav, arrivare a una condanna esemplare: ad essere intollerabile, dal loro punto di vista, è non tanto la determinazione dimostrata quanto il sentimento di comunità che l’ha prodotta.

Abbiamo già visto come le risorse messe in campo per respingere l’accusa di terrorismo abbiano sortito il loro effetto: una mobilitazione durata nel tempo, intrapresa a più livelli e con diverse modalità, ha fatto sì che il giudice non abbia condannato Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia al massimo della pena. Allo stesso modo, come abbiamo sempre fatto, sarà necessario far pesare, e non poco, qualsiasi condanna ai 53. Ne va della memoria di quelle giornate, e di tutto ciò che hanno saputo scatenare.

Per fare il punto sulla situazione giudiziaria alla vigilia della sentenza del maxiprocesso
ci vediamo venerdì 23 gennaio alle 18.30 presso l’ex ospizio occupato. Saranno presenti alcuni avvocati del Movimento No Tav. A seguire cibo in abbondanza, beveraggi e intrattenimenti musicali.

locandina avvocati no tav WEB


Serata benefit 17/01 ai “Biliardi” con i Fratelli Skaribelli

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Ricordare Adrian

Sabato 10 gennaio. Una cinquantina di solidali si da appuntamento sotto il carcere di Santa Maria Maggiore per ricordare Adrian, 19 anni, morto di carcere 5 giorni prima. La giornata vede un continuo afflusso di persone: alcuni, essendo giornata di colloqui, si fermano al microfono per dare un saluto in più a parenti e congiunti.

Ci si saluta sotto il colore di lanterne volanti, con la promessa di tornare quanto prima sotto quelle mura assassine. per Adrian, per Cherib, per tutti e tutte le detenute delle carceri veneziane.


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Qui trovate la versione scaricabile del manifesto A3 presidio

Qui trovate il link all’articolo di cronaca sul presidio

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/01/11/news/una-manifestazione-per-ricordare-adrian-1.10652647