Monthly Archives: Aprile 2015

Il sabotaggio è amico di chi lotta

Mestre, alba del 23 aprile. “Il sabotaggio è amico di chi lotta, Fra, Lucio e Graziano liberi subito, No Tav”. Il processo inizierà poche ore dopo, con un rinvio fissato al 12 maggio e la sentenza per il 26 dello stesso mese.

fra lucio graziano


A(f)fari spenti Atto II

Nemmeno il tempo di pubblicare “A(f)fari spenti” che si sente dalla finestra un rumore molto familiare… si fa un giro per le calli del quartiere e ci si trova davanti una scena assai divertente:

gli stessi operai che la mattina si sono dedicati alla ricerca delle chiavi dello spazio “Bulli e Pupe”, presumibilmente non avendole trovate, sono ora intenti a tranciare la porta dello stesso con il flessibile al fine di raggiungere il contatore generale dell’illuminazione delle calli.

Ciò detto non possiamo che ringraziare comune e Ater per aver fornito una dimostrazione pubblica di come si entri negli spazi quando l’accesso è apparentemente interdetto.

Chissà se a Ca’ Farsetti (sede del Comune) sono attaccati al contatore elettrico del vicino?!?


A(f)fari spenti

venice silhouette

Ieri, 10 Aprile, lo spazio “Bulli e Pupe”, una vetrina nel centro del quartiere di Santa Marta, è stato formalmente riconsegnato dal Comune all’Ater, il locale ente regionale per l’edilizia pubblica.

La Municipalità ne aveva infatti pagato per anni l’affitto all’ente per fornire uno spazio “pubblico” agli abitanti di Santa Marta. Il “Bulli e Pupe” in passato ha avuto molte funzioni: sede del Comitato Abitanti, dopo scuola per bambini, punto di appoggio per persone in difficoltà, infine la vetrina è stata occupata per un paio d’ anni al fine di creare un luogo per altre attività di quartiere.

A causa dei tagli ai servizi, la Municipalità si vede impossibilitata a sostenere il canone di locazione perciò ieri mattina, come sopra citato, ha riconsegnato le chiavi all’Ater.

La consegna delle chiavi si è svolta in mattinata ed ha visto presenti funzionari dell’ente regionale e del Comune. Durante questa “cerimonia” sono state cambiate le serrature del locale e abbassati i contatori elettrici all’interno.

Questo cambio di gestione, che doveva passare inosservato, ha invece creato un vero e proprio shock al quartiere: tanto da generare un black out totale nelle sue calli.

Solo l’alba è riuscita a illuminare la zona facendo intravedere operatori della pubblica illuminazione (possessori delle chiavi fino al giorno prima) intenti a chiedere a chiunque come poter entrare nello spazio “Bulli e Pupe”.

All’interno della vetrina, infatti, oltre al contatore della stessa vi è anche quello che regola l’illuminazione dei lampioni dell’intero quartiere, ebbene… sono stati abbassati entrambi.

A questo punto possiamo fare alcune considerazioni.

La prima è che troviamo singolare e comico che il Comune dopo aver “tolto” lo spazio agli abitanti si rivolga, a poche ore di distanza, agli stessi per potervi rientrare; inutile chiedere porta a porta le chiavi quando la serratura del locale è stata cambiata.

La seconda è che aver passato una notte, e forse altre ancora, al buio non ci dispiace, soprattutto a fronte dell’inquinamento luminoso (Porto, Terminal Grandi Navi, Porto Marghera) che quotidianamente assedia Santa Marta.

La terza è che questa vicenda esplicita ancora una volta la necessità di riappropriazione e autogestione degli spazi del quartiere da parte degli abitanti, avendo come unica alternativa l’incapacità delle istituzioni.

 

“Non ho paura del buio fuori.
E’ il buio dentro le case che non mi piace.”


La festa è solo rimandata

Da una delle periferie della metropoli Nord-Est: quartiere Cave-Chiesanuova, Padova, un grigio primo pomeriggio di aprile.

Sbucano fuori di corsa, con le pettorine della polizia e i manganelli in mano. Sul piazzale della piccola chiesa, in via Tartaglia si sta radunando il Comitato di Lotta per la Casa di Padova, ma non si fa nemmeno a tempo ad alzare gli occhi verso la palazzina vuota che sono già addosso. Tirano via le persone dalle macchine, spintonano e prendono a pugni, con una fisicità che non ha altro scopo che l’intimidazione brutale, prepotente.

Arriva la celere, quattro, cinque camionette da cui scendono in corsa. Iniziano a picchiare duro, a caso, mentre gli altri continuano a mettere le mani addosso, provocando. Dieci minuti di follia che terminano con diverse botte, un compagno portato in questura per resistenza e un ragazzo semi-svenuto a terra. Verrà soccorso dall’ambulanza dopo quasi mezz’ora.

Nel frattempo la polizia divide etnicamente il gruppone: da una parte gli italiani, dall’altra tutti gli immigrati, premurandosi di non far in alcun modo dialogare gli uni con gli altri. Non appena ci si avvicina si viene respinti a spintoni e minacce. Alcuni immigrati vengono invitati a recuperare i propri documenti in questura nel giro di un’ora, rendendo di fatto possibile ritrovarsi tutti solo dopo parecchie ore.

Recidere legami, minare alla base tutte le possibili complicità. A questo ha mirato oggi il dispositivo poliziesco. Stroncare il morale, far passare la voglia di iniziare, solo grazie all’aiuto dei propri compagni di strada e di lotta, qui e ora a vivere diversamente. Lo dimostra l’ostentata fisicità del contatto, la divisione rigida divisione etnica durante l’identificazione, l’immissione del “sospetto”, intervenendo prima della commissione di qualsiasi reato e non lasciando quindi altri margini di interpretazione

Indicativo che tutto ciò sia avvenuto non prima dell’occupazione di un appartamento, nè di un altro spazio politico, ma all’affacciarsi della possibilità di un posto più grande e “misto”, una palazzina dove poter sperimentare forme di vita collettive tra persone diverse per provenienza e attitudine. Un pericolo troppo grande per l’ordine schizofrenico di questo territorio imploso sui suoi propri valori e miti. Un pericolo da continuare, senz’altro, ad inseguire, con ancora più rabbia e determinazione di prima.

La festa è stata solo rimandata.

 

padova