Monthly Archives: Aprile 2016

Altra carta

Sono sei i fogli di via da Venezia notificati negli ultimi giorni, ai danni di altrettante persone non residenti nel comune, a cui viene contestata la semplice partecipazione al corteo dello scorso 5 dicembre.

La strategia della Questura di Venezia, bandire dalla città praticamente chiunque abbia manifestato solidarietà alle rivolte dei detenuti, sembra quindi continuare. Una strategia che, ricordiamo, colpisce in maniera massiccia anche molti altri “sgraditi ospiti”, ma che lo stesso questore reputa totalmente inefficace, come si può leggere qui.

Ancora una volta, lunga vita ai banditi di ogni dove!

 


Guerra senza fronte. Due giorni di discussione.

La guerra di oggi non ha un fronte. Il nemico è ovunque, perchè l’unico nemico da combattere è la popolazione stessa, in Siria, in Turchia o nel cuore dell’Europa. Per farlo chi governa sta affinando i suoi mezzi e rafforzando i suoi avamposti: nuove frontiere vengono erette mentre politiche securitarie si sostituiscono alle già misere libertà concesse.
Appare urgente, in questo scenario, trovarsi in una posizione rivoluzionaria all’altezza dell’epoca, senza cedere alle ipocrisie e alle scorciatoie.
Due incontri per discutere, ed iniziare ad organizzarsi, per il prossimo futuro.

21 APRILE 2016 ORE 18.30
Masse di persone, in fuga dalla guerra e da un avvenire già scritto, premono per entrare in un’Europa definita ormai solo dai muri che erige. A spaventare è la loro ingovernabilità che, prima che si affermi come forza, diventa un’emergenza da trattare con reti e fili spinati.
In questi giorni, al Brennero, l’Austria ha iniziato a militarizzare i propri confini.

Ne discutiamo con alcuni compagni e compagne trentini, in vista della giornata di lotta “Abbattere le frontiere, al Brennero e ovunque” del prossimo 7 maggio (per info https://www.facebook.com/events/990212361015937/)

22 APRILE 2016 ORE 18.00
Mentre, tra Siria ed Iraq, il Califfato comincia a “farsi Stato”, con i massacri, le deportazioni, le esecuzioni sommarie che ciò comporta, migliaia di giovani partono per arruolarsi tra le sue fila. Fanno esperienza della morte, alcuni tornano a casa con la determinazione necessaria per muovere guerra al ventre dello stesso Occidente da cui provengono. A spingerli non è il fervore religioso nè l’ortodossia, ma l’odio verso una società vuota di presenze, dove la morte sembra essere l’ultima delle avventure possibili.

Ne parleremo a partire dalla presentazione de “Il gioco più vecchio del mondo”, delle edizioni Cirtide. Per riflettere sui limiti delle nostre prospettive, su ciò che abbiamo perso per strada, sulla desiderabilità delle nostre ipotesi rivoluzionarie.

Per vedere, sfogliare, leggere il testo (https://editricecirtide.noblogs.org/files/2016/04/IlGiocopiùVecchiodelMondo_web.pdf)

Per saperne di più sulle edizioni Cirtide e per leggere gli altri titoli (https://editricecirtide.noblogs.org/)

A SEGUIRE MUSICA LIVE CON PIOTRE (UD)!

impaginato due giorni


Su di noi nemmeno una nuvola

Noi non scordiamo Mirco. Dentro come fuori solidali con chi si ribella- Baldenich 28/2.

Due striscioni ricordano i motivi del presidio odierno: ricordare Mirco Sacchet, il giovane detenuto morto all’interno del penitenziario bellunese nel 2010 e non lasciare solo chi, poco più di un mese fa, si è ribellato contro quelle stesse mura assassine.

La giornata vede una grossa partecipazione che si fa subito sentire con cori e, più tardi, anche con l’impianto sonoro. L’attenzione è maggiore rispetto alle volte precedenti: più di un passante si ferma e sarà fondamentale l’apporto di qualche abitante della zona per risolvere i consueti problemi tecnici.

La risposta dei ragazzi dentro non si fa attendere, calorosa come sempre. A presidio in corso qualche solidale armato di megafono riesce a portare un saluto alle celle su un altro lato del carcere, più vicino alla strada e alle case circostanti.

Finisce con dei sentiti ringraziamenti oltre le sbarre, improbabili ma efficaci traduzioni dal francese e le note di un noto cantautore italiano, in una delle canzoni preferite da Mirco.

Molti ombrelli aperti, per paura delle pessime previsioni meteo. E invece, su di noi nemmeno una nuvola…


 

Di seguito il testo di uno dei volantini distribuiti, in merito alla rivolta dello scorso 28 febbraio:

Oggi 13 aprile Mirco Sacchet avrebbe compiuto 33 anni. Ma Mirco, come tanti altri detenuti, non è mai uscito dalle mura del carcere dove era finito. Le circostanze della sua morte, avvenuta nel 2010 al Baldenich e archiviata come “suicidio”, non sono ancora state chiarite, e probabilmente non lo saranno mai.

L’ unica cosa certa è che Mirco, come tanti altri detenuti, è morto di carcere. Un’istituzione che uccide attraverso i pestaggi e i soprusi delle guardie, il bisogno indotto di psicofarmaci come mezzo di controllo, l’isolamento e la rassegnazione che produce quotidianamente. Uno stato di cose che, seppur pensato in ogni dettaglio per apparire ineluttabile, può essere ribaltato attraverso la lotta, la solidarietà, la rabbia di chi vi si trova rinchiuso. Come è recentemente accaduto all’interno del penitenziario bellunese.

Il 28 febbraio scorso i detenuti del Baldenich fanno partire una rivolta. Allagano le sezioni, sradicando i tubi dell’acqua e usandoli per difendersi dalle guardie. Barricano le sezioni con gli arredi delle celle, attaccano la polizia, accorsa in forze anche da fuori regione, lanciando le bombole del gas usate per cucinare. Solo a tarda notte l’amministrazione riesce a riprendere il controllo della struttura.

Un episodio importante le cui conseguenze, anche se non percepibili nell’immediato, apriranno possibilità inedite in un presente altrimenti sempre uguale a sé stesso. Da sempre infatti ogni piccola miglioria delle condizioni carcerarie è passata attraverso la ribellione dei reclusi. Il numero di oggetti da poter tenere con sé, le ore d’aria, i colloqui con parenti e congiunti e mille altri piccoli aspetti della detenzione sono stati strappati con proteste durissime, pagate a caro prezzo da chi ha avuto il coraggio di portarle avanti. Lotte che sono servite a rendere più sopportabile la permanenza ma, soprattutto, a preservare la possibilità di continuare a lottare anche in un luogo come il carcere

L’amministrazione ha reagito trasferendo una ventina di ragazzi in altre strutture della regione e alcuni persino in Piemonte e Sardegna. Un tentativo di spezzare i legami di solidarietà e complicità instaurati, base imprescindibile per poter pensare di alzare la testa.

Una pratica, quella dei trasferimenti in massa, che abbiamo già visto in atto a Venezia a seguito delle proteste della scorsa estate, ma che è risultata inefficace nel momento in cui i trasferiti hanno trovato situazioni ancora più “calde” di quelle originarie.

Sostenere oggi chi ha prerito la rivolta al ricatto delle detenzione vuol dire fare in modo che parole come auto-organizzazione, complicità e solidarietà non perdano di senso. Significa fare in modo che, in altre prigioni come nelle strade, qualcun altro trovi il coraggio di prendere in mano la propria vita e scagliarla contro la miseria che lo rinchiude.

Perchè se il carcere può essere abbattuto, assieme al mondo che lo regge, non possiamo che sostenere chi, da dentro, ha già iniziato a togliere la terra dalle sue fondamenta.

Belluno 13


Ritorno a Belluno

Settembre 2010. Mirco, detenuto da circa due anni nel carcere di Baldenich, muore a tre mesi dalla data di scarcerazione. Le circostanze precise riguardanti la sua morte non verranno mai chiarite del tutto, come quelle di tanti altri ragazzi entrati e mai più usciti dalle mura delle carceri italiane. Grazie alla determinazione di amici e familiari la vicenda di Mirco non viene però dimenticata: il suo nome si trasforma in un grido di libertà, la sua storia diviene patrimonio comune di chi pensa che il carcere non possa mai essere la soluzione.

Febbraio 2016. A seguito dell’ennesima prepotenza delle guardie i detenuti del carcere di Belluno danno il via alla rivolta. Vengono allagate le sezioni, divelti gli arredi, scoppiano violenti scontri con la polizia. La situazione ritorna tranquilla solo dopo molte ore, a notte inoltrata. Nei giorni successivi, nel tentativo di spezzare i legami di solidarietà instaurati, molti ragazzi vengono trasferiti in altri penitenziari della regione, qualcuno persino in Piemonte e in Sardegna.

Il 13 aprile prossimo Mirco avrebbe compiuto 33 anni. Vogliamo ricordarlo con una giornata di solidarietà a tutti i detenuti del carcere di Belluno. Per non scordare la sua storia, per non lasciare solo chi continua a ribellarsi contro quelle stesse mura assassine.

MERCOLEDì 13 APRILE, DALLE ORE 15 IN VIA SAN GIUSEPPE. PRESIDIO CON MUSICA E MICROFONO APERTO.

Sulla vicenda di Mirco rimandiamo a un dossier scritto all’epoca dei fatti, completo di testimonianze e articoli di giornale. Lo trovate qui : Dossier Mirco.

non scordo mirco