Monthly Archives: Febbraio 2015

Carnevalate/3

Soliti vandalismi la notte del sabato di Carnevale. Sfondata la vetrina di Bucintoro Viaggi, il cui proprietario è Fabio Sacco (Presidente di Alilaguna) e imbrattate con vernice rossa le facciate di H&M, Benetton, Max Mara e Calvin Klein.

Qualcuno, in vena di commenti intelligenti, afferma : “potevano imbrattare anche i monumenti”. Sì, ma perchè ?

Qui sotto trovate l’articolo di cronaca

 

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/02/16/news/vandali-in-azione-a-san-marco-1.10876694

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Carnevalate/2

Continuiamo con le Carnevalate. Una stringata rassegna dei fatti più gustosi accaduti in giro per Venezia in questi vuoti giorni di mscherine, pon pon e altre brutture.


 

 

Dai giornali di qualche giorno fa pare che il candidato alle primarie del PD, sponda renziana, Jacopo Molina, sarebbe stato “aggredito” a suon di cioccolata calda da ignoti in campo San Polo, la notte di giovedì grasso. Probabilmente non contento della pessima figura rimediata, solo lontanamente possiamo immaginare il suo imbarazzo una volta varcata la porta di casa, il cciovane candidato del Partito Democratico ha pensato bene di accusare prima i Centri Sociali cittadini e poi, in seguito alla smentita del loro portavoce, una non meglio precisata “coppia di giovani anarchici”.
Non sappiamo chi sia stato ad apostrofare il sig.Piangina in campo San Polo. Chi scrive non era presente e, purtroppo, ha perso l’occasione per farsi una grassa risata in uno dei carnevali più smunti e tristi degli ultimi anni. Certo è che a furia di invocare più polizia nelle strade, sgomberi (anche notturni) delle case occupate, tavoli di incontro tra sbirri e cittadini e tagli delle utenze abusive che qualcosa, quando cammini per strada, ti possa capitare uno dovrebbe pure metterlo in conto. Non a caso, come si desume dalla pagina facebook del nostro eroe della sicurezza e della legalità, oltre ai colleghi di partito a esprimergli solidarietà sono noti fascisti locali, gli stessi che si offrono di risolvere il problema del degrado e della sicurezza organizzando ronde in Campo Santa Margherita.
Un maldestro tentativo di farsi campagna elettorale sulla pelle altrui quindi, mal riuscito e assolutamente irrispettoso del fine ultimo degli ignoti guasconi di San Polo: far profumare di cioccolato, in una sera di Carnevale, uno che, tutti i giorni, puzza di merda fino al midollo.

Di seguito trovate l’articolo che riporta la notizia, corredato da struggenti foto della vittima:

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/02/13/news/clima-politico-infuocato-jacopo-molina-aggredito-e-insultato-da-alcuni-giovani-1.10856496

 molina


Carnevalate/1

5 Febbraio. Campo San Zan Degolà, uno degli ultimi angoli di città rimasti tagliati fuori dai grandi flussi turistici. Tre del pomeriggio, un discreto quantitativo di sbirri con manganelli alla mano: uno punta la pistola contro la finestra di un palazzo abbandonato. Effetti dell’isterica militarizzazione che la città, per difendersi dalla “minaccia del terrorismo”, sta subendo dall’inizio di uno dei carnevali più sottotono degli ultimi anni.
Qualcuno di passaggio si mette in mezzo chiedendo spiegazioni ma, prontamente bloccato dai carabinieri, viene portato in disparte, minacciato di denuncia e invitato a farsi gli affari propri.
Si tratta dello sgombero di tre ragazzi francesi, artisti di strada, che, per vivere un carnevale diverso dalla monotonia turistico-commerciale che viene ogni anno propinata, a discapito delle iniziative spontanee e autorganizzate, avevano deciso di occupare una casa. Una casa vuota, in ristrutturazione e pare, secondo le voci di chi abita in zona, in attesa del cambio di destinazione d’uso per diventare l’ennesimo albergo in questa città di spettri. Per gli audaci artisti qualche ora in questura e, considerata la pericolosità sociale del gesto, foglio di via per tre anni da Venezia.

Senza volerlo i protagonisti di questa vicenda ci hanno regalato almeno due indicazioni sul da farsi.
La prima, già colta da qualcuno ma fin’ora rimasta appannaggio di pochi, è quella di abitare edifici lasciati vuoti in attesa di future speculazioni alberghiere. Occupare a Venezia non è solo stabilirsi tra quattro mura, ma è già sottrarre zone alla mercificazione turistica.
La seconda, inedita e stuzzicante, che ciò venga fatto da chi è in città di passaggio. Del resto in un luogo dove il numero di turisti supera abbondantemente quello dei residenti effettivi, in cui ogni investitore straniero si sente in diritto di proporre la qualunque “nel nome di Venezia”, è lecito pensare che qualcuno decida di invertire il paradigma del visitatore, iniziando a vivere spazi che non prevedono la propria presenza,da cui è possibie avere un altro punto di vista.

Qui sotto trovate l’articolo di cronaca:

http://www.veneziatoday.it/cronaca/artisti-strada-occupano-appartamento-venezia-carnevale.html


7Febbraio. Presentazione della campagna per la chiusura degli OPG.

Dal 1978 attraverso la legge 180, detta “Basaglia” dal nome del suo ispiratore, lo stato italiano è considerato precursore e guida per il superamento dei manicomi che in seguito a questa legge sono stati chiusi.
Tuttavia i manicomi non sono scomparsi. In Italia esistono ancora sei Ospedali psichiatrici giudiziari (Aversa, Napoli, Barcellona Pozzo di Gotto, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia, Castiglione delle Stiviere) in cui sono attualmente recluse circa 850 persone.
Negli Opg vengono reclusi gli imputati che, in seguito a perizie psichiatriche, vengono considerati incapaci di intendere e di volere; questi vengono prosciolti senza giudizio e se riconosciuti pericolosi socialmente sono avviati all’internamento.
Le persone detenute negli Opg vivono di fatto in un limbo giuridico da cui non hanno autonomia d’uscita e trascorrono la loro quotidianità in strutture vecchie, fatiscenti, sporche dove la contenzione fisica, chimica e psicologica è la regola.
A seguito di un’ispezione parlamentare, che nel 2013 fece scoprire ad alcuini senatori la realtà degli Opg, venne approvata la legge n°81/2014 che converte il decreto legge del 31 marzo 2014 n°52 recante disposizioni in materia di superamento degli Opg. Questo decreto, n° 52/2014, prevede la proroga dal 1° aprile 2014 al 31 marzo 2015 il termine per la chiusura degli Opg e la conseguente entrata in funzione delle REMS (Residenze per l’Esecuzione Misure Sicurezza).
Nelle future REMS la durata della misura di sicurezza non potrà essere superiore a quella della pena carceraria corrispondente al medesimo reato compiuto. Tuttavia la costruzione delle REMS, affidata alle Regioni, non è stata avviata quasi da nessuna parte e qualora dovesse concretizzarsi queste nuove strutture avranno una gestione affidata al privato sociale (come nei CIE), andando così incontro a fenomeni di allungamento della degenza per mantenere i finanziamenti, con una presa in carico vitalizia ad opera dei servizi psichiatrici.
In questo contesto la questione centrale è quella del superamento del modello di internamento, per non riproporre gli stessi meccanismi e gli stessi dispositivi manicomiali in nuove strutture, come nelle case di riposo, nelle carceri, nelle comunità, ecc… .
L’esistenza degli Opg esplicita chiaramente l’enorme potere della psichiatria il cui giudizio, non basato su fatti ma su supposizioni che hanno la pretesa di essere scientifiche, costituisce la base per la segregazione dell’altro.
Pertanto riteniamo che l’esistenza degli Opg non debba essere prolungata oltre e che le persone che vi sono recluse vengano liberate subito e non trasferite in altre strutture.

Presentazione della campagna per a chiusura degli Opg e del corteo del 28 marzo a Reggio Emilia con alcuni compagni della Rete Antipsichiatrica.
Ore 18.30 inizio incontro, a seguire dibattito e buffet.
Presso l’ex oìOspizio contarini occupato, fondamenta delle terese 9a, santa marta, venezia

campagna opg


6 Febbraio.Dalla lotta agli sfratti alla sorveglianza speciale. Un incontro con i compagni di Torino

Tra i primi mesi del 2012 fino al 2013 il quartiere di Barriera di Milano, “periferia” nord di Torino, è stato attraversato da una lotta contro gli sfratti tanto forte quanto condotta in maniera inedita.
Tra le strade bloccate dai cassonetti usati come barricate, tra i picchetti formati da un magma di compagni, sfrattati e solidali si è fatta largo un’ipotesi rivoluzionaria: partire dalla difesa di un bisogno per attaccare ciò che ci separa dai nostri desideri.
Nata da un incontro fortuito, e fortunato, tra due persone la lotta agli sfratti di Torino è stata in grado di segnare un passo diverso in un pezzo di città sospeso tra illegalità diffusa e gentrificazione, creando, tra chi ne ha fatto parte, legami di solidarietà e relazioni a volte brevi, a volte duraturi. Legami che, acquisendo insieme competenze e crescendo nella lotta, hanno avuto la loro parte nelle altre lotte sviluppatesi successivamente: difficile non vedere delle somiglianze, ed un immaginario comune, nei blocchi in Val di Susa di quel periodo o nei quartieri di Milano dove, a novembre scorso, si è resistito agli sgomberi ordinati da Aler e giunta Pisapia.
Il passato 3 giugno la Procura decide di colpire duramente tutto ciò che la lotta contro gli sfratti in Barriera ha prodotto: 111 indagati complessivi, 29 misure cautelari di cui 11 in carcere. In seguito alla scarcerazione degli arrestati, avvenuta a fine novembre, il PM Rinaudo ha richiesto per 5 compagni/e la sorveglianza speciale. Una misura, affibiata in modo sostanzialmente arbitrario, che condiziona pesantemente la vita di chi la subisce, impedendogli di frequentare pregiudicati, di tornare a casa dopo una certa ora, di frequentare locali pubblici.
Una provvedimento questo che è stato recentemente richiesto per un compagno a Saronno (richiesta poi respinta) e per 3 compagni/e a Bologna, facendo intravedere una nuova strategia repressiva: falliti i tentativi di reati associativi, fallito il paradigma del “terrorismo”, provare a fermare i sovversivi incuneandosi tra la loro attività e le loro relazioni, limitandole e perseguendole allo stesso tempo.
Per raccontare cosa è stata la lotta agli sfratti da chi l’ha vissuta in prima persona, per riflettere e organizzarsi contro le nuove misure di sorveglianza speciale di vediamo
VENERDì 6 FEBBRAIO DALLE ORE 10.00 A SANTA MARTA

DALLE ORE 18.30 ALL’EX OSPIZIO OCCUPATO, FONDAMENTA DELLE TERESE 9/A.

locandina torinesi WEB