Monthly Archives: Maggio 2014

10 anni di lotte a New York, la capitale del capitale

Negli ultimi 40 anni la città di New York è stata considerata il centro del Capitale globale e culturale. Nella New York povera, ed impoverita, degli anni ’70 ed ’80 abbiamo assistito alla nascita dell’hip-hop, del punk, dei writing, ma anche alla ristrutturazione del capitale. funzionale a favore del ciclo di accumulazione finanziaria. Le contraddizioni tra la Lehman Brothers e la scena underground della periferia, tra il Bronx e Wall Street, si sono mostrate in tutta la loro chiarezza col movimento “Occupy WallStreet”, sfortunatamente uno dei pochi eventi politici degni di rilievo degli ultimi anni negli Stati Uniti.

Attraverso il contributo di un compagno del collettivo Unity and Struggle ricostruiremo gli ultimi 10 anni di lotte a New York, servendoci di brevi filmati dei collettivi Anti-Banality Union, Red Channels, ma anche di video della polizia e di clips anonime.
Parleremo dell’occupazione della New School, del movimento Occupy Wall Street, degli omicidi della polizia nei quartieri di periferia, del black bloc e molto altro…

locandina 20 maggio


Non ci fermerete, non ci fermeremo

Torino, 10 maggio. Testo distribuito durante il corteo da alcuni No Tav veneziani.


 

 

 

NON CI FERMERETE, NON CI FERMEREMO

 

La manifestazione di oggi,10 maggio, ha un’importanza epocale.

Per la prima volta un movimento di lotta popolare, nella sua interezza, rivendica una pratica come il sabotaggio, esprimendo solidarietà incondizionata a quattro compagni/e accusati/e di essere dei terroristi. Il grande merito della Valle, e di tutti i No Tav, è stato quello di aver fatto passare, in questi mesi, il messaggio chiaro che il sabotaggio è giusto, e che il Tav va fermato con ogni mezzo necessario, nonostante il silenzio mediatico nel quale sono stati effettuatigli arresti, nonostante la retorica sempre più legalitaria di partiti e istituzioni.

Con buona pace di chi ha atteso fino all’ultimo per prendere posizione, e di chi l’ha presa per paura diessere definitivamente “tagliato fuori dai giochi”, il Movimento No Tav ha già saputo superare l’innocentismo e il vittimismo, cogliendo la solidarietà ai quattro come occasione per rilanciare la resistenza quotidiana in Valle e tutta la lotta No Tav.

Proprio in virtù di questo non dobbiamo pensare alla giornata di oggi come un punto di arrivo, come non lo era stato il 22 febbraio scorso. Il processo a Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò inizierà il 22 maggio, e dovremo essere altrettanto numerosi e ancor apiù determinati fuori dall’aula bunker, e ovunque sia utile battere un colpo.

Così come dovremo mettere incampo tutta la nostra fantasia e il nostro coraggio in concomitanza alle altre udienze del processo, udienze che cadranno con un ritmo molto serrato, durante l’estate, su cui dovremo allo stesso tempo fare pressione e provare adecostruire il clima da anni di piombo che magistrati, stampa e partiti hanno messo in piedi.

Chi ha capito la portata della posta in gioco questo lo sa bene, come sa che, per dare concretezza alla solidarietà, sarà necessario impegnarsi in Valle più di prima, disturbando i lavori a Chiomonte, le truppe di occupazione e preparando il terreno perl’apertura dei cantieri veri e propri tra Susa e Bussoleno.

Comunque vada la manifestazione di oggi, per non far passare quest’accusa di terrorismo su unpiano politico sarà necessario parlare chiaro, e avere la memoria lunga. Troppo freschi sono i ricordi delle retoriche sugli infiltrati, sulla contrapposizion itra buoni e cattivi, sulle felpe nere, sputate dopo i fatti del G8 di Genova ela sommossa del 15 ottobre 2011. Infamità che hanno avuto l’unico risultato difar accettare il reato di “devastazione e saccheggio”: centinaia di anni dicarcere affibbiati a chi ha rotto una vetrina, raccolto un sasso, riso di gusto vedendo una camionetta data alle fiamme. Chi ha propagandato questa lettura deifatti è il primo responsabile delle condanne inflitte ai compagni, e di quelleche verranno. Non dimentichiamolo mai, non dimentichiamoli mai.

Se stavolta andrà diversamente, se presto riabbracceremo i nostri quattro compagni e seppelliremo con una risata l’accusa di terrorismo, se continueremo a sabotare il Tav come in quella bella notte di maggio dipende solo da noi, dalla chiarezza delle nostre parole, dalla concretezza delle nostre azioni.

CHIARA, CLAUDIO, MATTIA,NICCOLò LIBERI SUBITO!

                                                                                                                                                                   ALCUNI NO TAV VENEZIANI

Torino 10 maggio 2014


Corteo No Tav del 10 maggio a Torino – locandina e testo distribuito

lancio corteo torino


NON CI FERMERETE, NON CI FERMEREMO

La manifestazione di oggi, 10 maggio, ha un’importanza epocale.

Per la prima volta un movimento di lotta popolare, nella sua interezza, rivendica una pratica come il sabotaggio, esprimendo solidarietà incondizionata a quattro compagni/e accusati/e di essere dei terroristi. Il grande merito della Valle, e di tutti i No Tav, è stato quello di aver fatto passare, in questi mesi, il messaggio chiaro che il sabotaggio è giusto, e che il Tav va fermato con ogni mezzo necessario, nonostante il silenzio mediatico nel quale sono stati effettuati gli arresti, nonostante la retorica sempre più legalitaria di partiti e istituzioni.

Con buona pace di chi ha atteso fino all’ultimo per prendere posizione, e di chi l’ha presa per paura di essere definitivamente “tagliato fuori dai giochi”, il Movimento No Tav ha già saputo superare l’innocentismo e il vittimismo, cogliendo la solidarietà ai quattro come occasione per rilanciare la resistenza quotidiana in Valle e tutta la lotta No Tav.

Proprio in virtù di questo non dobbiamo pensare alla giornata di oggi come un punto di arrivo, come non lo era stato il 22 febbraio scorso. Il processo a Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò inizierà il 22 maggio, e dovremo essere altrettanto numerosi e ancora più determinati fuori dall’aula bunker, e ovunque sia utile battere un colpo.

Così come dovremo mettere in campo tutta la nostra fantasia e il nostro coraggio in concomitanza alle altre udienze del processo, udienze che cadranno con un ritmo molto serrato, durante l’estate, su cui dovremo allo stesso tempo fare pressione e provare a decostruire il clima da anni di piombo che magistrati, stampa e partiti hanno messo in piedi.

Chi ha capito la portata della posta in gioco questo lo sa bene, come sa che, per dare concretezza alla solidarietà, sarà necessario impegnarsi in Valle più di prima, disturbando i lavori a Chiomonte, le truppe di occupazione e preparando il terreno per l’apertura dei cantieri veri e propri tra Susa e Bussoleno.

Comunque vada la manifestazione di oggi, per non far passare quest’accusa di terrorismo su un piano politico sarà necessario parlare chiaro, e avere la memoria lunga. Troppo freschi sono i ricordi delle retoriche sugli infiltrati, sulla contrapposizioni tra buoni e cattivi, sulle felpe nere, sputate dopo i fatti del G8 di Genova e la sommossa del 15 ottobre 2011. Infamità che hanno avuto l’unico risultato di far accettare il reato di “devastazione e saccheggio”: centinaia di anni di carcere affibbiati a chi ha rotto una vetrina, raccolto un sasso, riso di gusto vedendo una camionetta data alle fiamme. Chi ha propagandato questa lettura dei fatti è il primo responsabile delle condanne inflitte ai compagni, e di quelle che verranno. Non dimentichiamolo mai, non dimentichiamoli mai.

Se stavolta andrà diversamente, se presto riabbracceremo i nostri quattro compagni e seppelliremo con una risata l’accusa di terrorismo, se continueremo a sabotare il Tav come in quella bella notte di maggio dipende solo da noi, dalla chiarezza delle nostre parole, dalla concretezza delle nostre azioni.

CHIARA, CLAUDIO, MATTIA, NICCOLò LIBERI SUBITO!

ALCUNI NO TAV VENEZIANI


No Tav Tour Vol.2

Dopo il primo incontro, avvenuto ad ottobre 2011, ritorna una voce dalla Val di Susa a parlare a Venezia. Verso la manifestazione del 10 maggio a Torino in solidarietà a Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia. 

A seguire un testo scritto per l’occasione.

locandina 2maggio

 


Scriviamo questo testo a ormai sei mesi dagli arresti di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, alla vigilia del corteo nazionale di Torino e a pochi giorni dall’inizio del processo che li vedrà coinvolti. Per chi si fosse perso i punti salienti di questa grottesca vicenda riassumiamo qui di seguito i fatti. Il 14 maggio dello scorso anno viene portata a termine un’azione al cantiere del tunnel geognostico per la costruzione dell’Alta Velocità Torino-Lione, in Val di Susa. Nessuno quella notte si fa male, ma viene incendiato un compressore e alcuni altri macchinari utilizzati per lo scavo della montagna. Dal giorno successivo l’ intero movimento No Tav rivendica l’accaduto, assumendosi, a parole e di fatto, la pratica del sabotaggio.

Il 9 dicembre scorso quattro persone vengono tratte in arresto, accusate di essere alcuni degli autori del fatto.Il principale reato contestato non è, come si vorrebbe in casi simili, “danneggiamento”, bensì “attentato con finalità terroristiche”, che prevede fino a 27 anni di reclusione e la custodia cautelare in carcere, in regime d’isolamento. Questa sproporzione tra accusa e fatto in sé si giustifica tramite l’applicazione, per la prima volta in Italia, dell’articolo 270 sexies, secondo il quale è assimilabile al terrorismo ogni condotta tesa, arrecando un grave danno, a fare pressione sulle istituzioni affinchè queste si astengano dal compiere quanto deciso. In questo caso il grave danno sarebbe quello procurato all’immagine del Paese, e la decisione da quatare quella di costruire un’opera tanto inutile quanto nociva contro la quale la maggioranza dei valsusini lotta da più di vent’anni. Da molto tempo ormai, anche da Venezia, ci sentiamo parte del movimento No Tav: l’unica lotta popolare che negli anni ha imparato a superare i tentativi di annientarla. Questo movimento infatti ha deciso di non cercare buoni o cattivi al suo interno (come fa lo stato con la retorica delle “mele marce”), di rimanere unito pur includendo idee e pratiche differenti (dagli anarchici ai cattolici), di adottare di volta in volta tutti i mezzi necessari, di supportare attivamente altre lotte. Tutto ciò dopo venti anni consente a chi ha vissuto simili momenti di lotta e condivisione di intravedere la possibilità di cambiare nei fatti l’esistente senza limitarsi alla semplice opinione.

Crediamo tuttavia che, anche senza queste premesse, un cambio di passo così perentorio sul fronte della repressione sia affare non solo dei No Tav ma di tutti. Un’accusa come quella di terrorismo, formulata in questi termini, è infatti potenzialmente estendibile a chiunque si organizza per spingere un’istituzione a tornare sui propri passi, o a prendere altri provvedimenti rispetto a quanto deciso. Insomma, a qualsiasi tipo di lotta, anche vertenziale o sindacale, sulla casa, contro una nocività, sul posto di lavoro. Se poi basta un compressore bruciato ad arrecare un “grave danno” all’immagine del Paese, immaginiamoci quanti danni possa creare un picchetto in una fabbrica, un quartiere con delle case occupate, una manifestazione sotto un Cie o un inceneritore. La volontà è quella di creare le condizioni per reprimere a priori ogni possibile focolaio di ribellione, con la minaccia di decenni di carcere o assimilando le lotte sociali a un immaginario distante e pauroso, evocato dalla parola “terrorismo”. Certamente non è detto che, allo Stato, il giochetto riesca al primo tentativo. Questa costruzione, qualora (come speriamo) dovesse cadere sul piano giudiziario, è da vedersi come un tassello di una manovra politica più ampia, di cui potremmo scontare le conseguenze negli anni a venire. Proprio come è accaduto con il regime di isolamento del 41bis, inventato per punire i mafiosi e poi estesosi anche ai detenuti politici, o per il reato di devastazione e saccheggio, per il quale chi partecipa a scontri di piazza generalizzati può rischiare fino a 15 anni di galera.

E’ per questo che oggi tocca a noi non far passare, per nessun motivo, questa accusa su un piano politico. Il 10 maggio a Torino una grande manifestazione popolare, indetta dal Movimento No Tav cercherà di dare una risposta di massa a questa accusa, rivendicando il sabotaggio come pratica di lotta e chiedendo la liberazione dei quattro arrestati.

Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia non sono terroristi, sono dei No Tav come lo siamo noi.

Li vogliamo al più presto al nostro fianco, liberi e felici.

Non sappiamo chi, in una bella notte di maggio, ha aperto i cancelli del cantiere e ha bruciato quel compressore. Sappiamo solo che era, ed è, la cosa giusta da fare!

CHIARA CLAUDIO NICCOLò e MATTIA LIBERI!

COLPEVOLI DI RESISTERE

PULLMAN DA VENEZIA PER IL 10 MAGGIO A 10 EURO.

PER INFO E PRENOTAZIONI:

FB: NOTAVLIBERI VENEZIA (SCRIVETE IN PRIVATO)

 

Versione scaricabile del volantino: volantino notavtour