Author Archives: bravitutti

Si scrive suicidio, si legge omicidio. Ricordando Adrian.

5 Gennaio 2015. Adrian, un ragazzo di 19 anni, viene ritrovato impiccato nella sua cella nel carcere di Santa Maria Maggiore, a Venezia.

La sera del 7 gennaio battiture, cori e petardi sotto le mura del penitenziario veneziano. Viene indetto un presidio per sabato prossimo, 10 gennaio. Di seguito trovate la notizia di cronaca e un testo scritto per l’occasione.

Ci vediamo sabato 10 gennaio, dalle 10 sotto Santa Maria Maggiore, lato Fondamenta delle Procuratie. Per ricordare Adrian, per far sì che la rabbia non si trasformi in rassegnazione.


http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/01/05/news/detenuto-di-19-anni-suicida-a-santa-maria-maggiore-1.10611910

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13-12-14 Rock’n roll night – Cena e serata benefit Ospizio e case occupate

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13 Dic 2014

Rock’n roll dinner con “The Cadillacs”

Serata benefit per i lavori di ristrutturazione dell’Ex-Ospizio Occupato e delle case occupate di Santa Marta.

Ai “Biliardi”, Cannaregio, Venezia-Ponte delle Guglie


 

Dalle ore 19.00

Cena benefit 10 euri, menù:

Riso con salse variegate, hummus con lenticchie

Verze con salsiccia, involtini di verze vegan

Vino, Acqua

Dolci vegani e non

Dalle ore 21.00

Concerto “The Cadillacs”, rock’n’roll ed esibizione di ballerini acrobatici (!!!)

Tutta notte: liquori, focacce, goloserie autoprodotte!

Gradita prenotazione per organizzare la cena:

333 3480526

contarinioccupato@gmail.com


11.12.14 – Indagini sul carcere e i suoi dintorni

 

 

 

 

Il prossimo 11 dicembre proveremo a tracciare delle linee di congiunzione tra i vari punti che hanno segnato le mobilitazioni contro il carcere a Venezia e nel resto del paese negli ultimi anni.

Alle 18.30 verrà proiettato “Fondamenta delle Convertite”, un documentario realizzato nel 2008 da Penelope Bortoluzzi sul carcere femminile della Giudecca. Uno spunto per analizzare criticamente le dinamiche relazionali che si instaurano nel penitenziario femminile veneziano, da molti spacciato come un “carcere modello”.

11 dicembre

 

11 dicembre 2014

Ex-Ospizio Occupato, fondamenta delle terese 9A, Santa Marta, Venezia.


 

h.16.30 Condividi le tue informazioni sulle carceri veneziane.

h.18.30 Proiezione documentario “Fondamenta delle convertite”.

h.20.00 Cena benefit 5 euri

h.21.30 Discussione collettiva verso la costruzione di una prospettiva anti-carceraria.


Terroristi spray

La mattina del 2 dicembre Digos e Carabinieri perquisiscono i locali dell’ex Ospizio Contarini, sequestrando barattoli di vernice nautica e bombolette spray, con l’accusa di 635 (danneggiamento) e 270 sexies (condotte con finalità di terrorismo). Potete leggere maggiori dettagli sui fatti della mattinata nel comunicato che segue.

Importante risulta porre l’accento sull’uso strumentale e infame che viene fatto del 270 sexies, sul quale seguirà a giorni un testo più completo rivolto a chi, da un anno a questa parte, si sta occupando di organizzare la solidarietà ai prigionieri No Tav.

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Stamattina, 2 dicembre 2014, verso le 10.30 una quarantina tra Digos e Carabinieri in borghese ha fermato due compagni all’esterno dell’Ex Ospizio Contarini Occupato, a Santa Marta. Hanno quindi proceduto, dopo varie intimidazioni, a perquisire i due compagni, sottraendo con la forza le chiavi della casa occupata a uno dei due.

Gli sbirri sono quindi entrati a perquisire i locali dello spazio, sequestrando bombolette spray e vernici da ricondurre a un’azione di solidarietà No Tav avvenuta il 16 novembre scorso, durante la quale è stata imbrattata la facciata del Tribunale di Venezia con vernice rossa e scritte. Perquisizione motivata dalla nota vicinanza sempre dimostrata al movimento No Tav e, scopriamo solo dopo, dal tristemente noto reato di 270sexies (condotta con finalità di terrorismo), rivolto in questo caso verso ignoti.
Lo stesso reato per il quale Chiara, Claudio,Niccolò e Mattia si trovano in carcere dal 9 dicembre scorso per aver partecipato ad un’azione di sabotaggio al cantiere di Chiomonte!
Appare chiaro come anche la procura di Venezia,con manie di protagonismo e in cerca di facili carriere, stia cercando di usare le stesse armi giuridiche della procura di Torino per colpire, oltre ai No Tav direttamente implicati in azioni di sabotaggio, anche tutte le manifestazioni di solidarietà volte a far crollare questo infame, quanto farsesco, castello accusatorio.
Come abbiamo già avuto modo di dire, il reato 270 sexies, introdotto nel codice penale nel 2005 dopo gli attentati di Madrid,crea un fumus giuridico nel quale ogni condotta volta a “coartare le istituzioni” (leggi: ogni protesta che esca, anche di poco, dai limiti della rivendicazione democratica) è imputabile di terrorismo, dal sabotaggio di un compressore a, da oggi, della vernice su un Palazzo di Giustizia.
Prendiamo atto della totale mancanza di senso del ridicolo della pm Francesca Crupi, della Digos e dei carabinieri veneziani nel procedere ad una perquisizione per terrorismo cercando come prove spray e vernici relative ad un imbrattamento ma, in questi tempi di caccia alle streghe, non ci sorprendiamo più di nulla.
Rilanciamo con forza la solidarietà ai nostri compagni arrestati e i prossimi appuntamenti di lotta contro l’Alta Velocità, a partire dai prossimi 7 e 8 dicembre in Val di Susa.
CHIARA, CLAUDIO, MATTIA, NICCOLò, FRANCESCO, LUCIO, GRAZIANO LIBERI SUBITO!


Le occupanti e gli occupanti dell’ex Ospizio Contarini

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Articolo 5, come fare?


Testo scritto per gli abitanti di Santa Marta e distribuito al mercato del lunedì. Di questi tempi chiunque occupi una casa, ma anche una palazzina, una vetrina, un garage, non può non scontrarsi con l’applicazione del famigerato articolo 5.

Qualche spunto di riflessione, per non addetti ai lavori, su come evitare guerre tra poveri in pianerottolo. 


 

Ad aprile 2014 è entrato in vigore il decreto legge, meglio conosciuto come Piano Casa, per la “Lotta alle occupazioni abusive”, redatto dal ministro Lupi. Questo decreto, oltre ad estendere la flagranza e le pena massima per il reato di occupazione, fa sì che chi occupa una casa non possa in alcun modo richiedere l’allaccio alla rete idrica e elettrica, nè possa richiedere la residenza al proprio Comune. La norma in questione, il famigerato Articolo 5, è inoltre retroattiva: si applica cioè anche per casi di alloggi già occupati in precedenza.

Negli scorsi mesi molti movimenti di lotta per la casa, in tutta Italia, si sono battuti contro questa legge, facendo pressione sul Comune di appartenenza o sugli enti erogatori di acqua ed elettricità, ottendendo in alcuni casi il risultato di far sospendere l’applicazione della norma, per un certo numero di case o in una determinata porzione di città. Ciò non risolve tuttavia il problema di tutti quegli occupanti che non possono, o non vogliono, organizzarsi in questo modo, avendo la forza o il desiderio di porre rivendicazioni alle istituzioni.

L’Articolo 5 impedisce a chiunque di vivere in delle case occupate: toglie elettricità e acqua (bene comune?) per mangiare, bere, cucinare, riscaldarsi, mentre il non avere una residenza rende impossibile l’accesso all’assistenza sanitaria, iscrivere i propri figli a scuola e via dicendo.

L’applicazione dell’Articolo 5 è, nei fatti, uno sgombero, e come tale va trattato.

Come ci organizzeremo per contrastare l’arrivo della polizia allo sgombero di un’abitazione allo stesso modo ci organizzeremo insieme per avere acqua, luce e gas senza chiedere nulla ai fornitori ufficiali.

Provvedere autonomamente agli allacci, è bene ricordarlo, non toglie niente e non danneggia chi ha un contratto regolare per l’erogazione dei servizi. In un contesto in cui qualunque servizio viene privatizzato, con  conseguente aumento delle tariffe per gli utenti senza che vi sia una razionalizzazione della rete o un qualche miglioramento della stessa, allacciarsi ai sistemi di fornitura principali senza aspettare di farsi sgomberare, o di abbandonare l’abitazione perchè invivibile, è senza dubbio la scelta più logica per soddisfare i propri bisogni.

E se non ti sembra giusto pagare le bollette mentre il tuo vicino occupante non lo fa la soluzione è semplice: incontriamoci e organizziamoci insieme per non pagare più nulla! Guerra tra poveri e giochi al ribasso non giovano a nessuno.

E’ anche a questo scopo che ogni settimana, per ora solo il martedì pomeriggio, troverete aperta la vetrina del “Bulli e Pupe”, al centro di Calle Larga Ca’ Matta. Questo spazio di proprietà dell’ATER, storica sede del comitato abitanti occupato da un paio d’anni, vuole diventare un punto di riferimento per tutte le problematiche e le proposte di chi vive Santa Marta, un luogo dove incontrarsi e stare assieme, all’insegna della gratuità e del mutuo appoggio.

Siamo aperti ad ogni tipo di iniziativa: dall’assistenza legale alle riunioni di condominio, dalle feste per bambini ad ogni iniziativa volta a vivere meglio il nostro quartiere.

Veniteci a trovare! Ogni martedì dalle 14 alle 19 al Bulli e Pupe.


 Occupanti dell’ex Ospizio e di alcune case di Santa Marta


Ogni condanna è ingiusta!

Volantino distribuito durante il presidio No Tav del 16 novembre 2014, in campo Santa Margherita. Seguono foto del presidio.


presidio 16 novembre Continue reading


Nei quartieri, nelle case, nelle calli

11 Novembre, festa di San Martino. Nella tradizione veneziana una sorta di Halloween ante-litteram: frotte di bambini chiassosi che, di bottega in bottega, riscuotono dolci, spiccioli, piccoli regali. Una festa che ci parla di un città sommersa, che si scorge appena quando la marea si abbassa e i turisti se ne vanno.

 Seguono due righe lette in compagnia tra un brulè e i giochi di piccoli teppisti nelle calli del nostro quartiere. Per non lasciarsi infinocchiare da chi, con la pancia piena e il culo al caldo, vorrebbe fomentare guerre tra poveri. Grazie, stiamo bene anche senza di voi. 

 

NEI QUARTIERI, NELLE CASE, NELLE CALLI   

 

Abitare un quartiere (come una casa, un territorio) è diverso da abitare in un quartiere. Significa non percepirsi come totalmente altro rispetto al luogo in cui si vive, avere legami affettivi con lo spazio e le altre persone che lo abitano.

Non sempre, anzi quasi mai, questo è possibile: il nostro tempo ci impone continuamente spostamenti tra posti tanto più distanti quanto uguali tra loro, posti che spesso ci limitiamo ad attraversare per la funzione che essi ricoprono all’interno di un sistema più ampio. E’ la metropoli: la perfetta sintesi del territorio dove tutto è messo al lavoro , previsto, uguale a sé stesso.

In questo ambiente sviluppare relazioni soddisfacenti, incontrarsi, organizzarsi per cambiare l’esistente è pressoché impossibile. Quando ciò riesce è perché si sincronizzano delle rotture, delle discontinuità anomale rispetto ai flussi capitalistici di merci, persone, denaro.

In questo anche Venezia non fa eccezione: divenuta il “centro storico”di una metropoli estesa dal Lido alla cintura urbana di Mestre, gli ultimi scampoli di vita vera si danno solo lì dove le maglie dell’economia sono più labili, come gli angoli di città privi di attrazioni turistiche, o le zone più povere ai margini della cartolina.

Chi mira ad estendere il deserto anche in queste ultime isole non mercificate dove, pur con tutte le contraddizioni del caso, rimane la possibilità di immaginare qualcosa di diverso, è negli ultimi tempi passato all’attacco.

Una delle armi di cui si è dotato chi governa è la retorica del “degrado”. Una parola che sembra in grado di aggettivare qualsiasi cosa: dal senzatetto all’ubriaco, dal turista maleducato alle scritte sui muri, dallo spaccio di droga alle case occupate e via dicendo. “Degrado”, per chi governa, è tutto ciò che si pone al di fuori da una normalità già programmata, ciò che turba, anche in maniera involontaria, il regolare riprodursi dello stato di cose. Al di là delle valutazioni etiche che ognuno di noi può fare su ciò che è desiderabile e cosa no per la propria vita è importante conoscere ciò che produce questa retorica, per non finire con l’esserne complici inconsapevoli.

La retorica del degrado produce uno stato d’emergenza: la soglia di tolleranza della popolazione rispetto a certi fenomeni viene abbassata e, improvvisamente, un problema che prima non veniva percepito come tale o comunque come prioritario, è sulla bocca di tutti. A questo segue la soluzione di chi governa: sgomberi, retate, leggi e provvedimenti restrittivi della libertà di ognuno che passano senza nemmeno suscitare indignazione proprio perché giustificati dall’emergenzialità. Questo non prima di aver instaurato complicità con la popolazione: ed ecco sorgere comitati contro il degrado buoni per  i cittadinisti come per il fascista di turno, associazioni per tenere la città “pulita”, progetti per incoraggiare la delazione alle forze dell’ordine di qualsiasi condotta tramite infami vaganti travestiti, nemmeno troppo bene, da residenti indignati.

Tutto questo, naturalmente, al servizio dei soliti affaristi e speculatori che, non appena la guerra fra poveri consente di fare “piazza pulita”, fanno passare indisturbati deliranti disegni di riqualificazione, progetti di gestione di servizi pubblici di cui nessuno sentirebbe la mancanza, privatizzazioni di immobili, ammazzando così sul nascere, come effetto collaterale, ogni possibilità di appropriazione diretta e di autogestione reale.

E’ il caso degli ultimi cortei anti-degrado che hanno attraversato Mestre, del blitz di Forza Nuova alla sede dell’Ater, ma anche della campagna veneziana contro i graffiti, come della riqualificazione a suon di demolizioni del rione Vaschette, a Marghera, delle speculazioni al Lido nell’area dell’ex Ospedale e di quelle che, a breve, investiranno Santa Marta.

In questa guerra alla vita che si consumerà, nei tempi a venire, in maniera sempre più cruenta la nostra posizione deve essere necessariamente chiara: rifiutiamo in blocco ogni retorica sul degrado, venga essa da destra o da sinistra, preferendo assumerci le contraddizioni di un presente non ancora del tutto anestetizzato.

Siamo, senza se e senza ma, dalla parte di chi non aspetta tavoli di discussione o progetti partecipativi per decidere cosa fare del posto in cui abita, come di chi non delega alla polizia, o all’archistar del momento, la soluzione dei propri problemi di vicinato.

In modo speciale, siamo con chi, preso atto della situazione, ha iniziato ad organizzarsi.

Veniteci a trovare, sapete dove trovarci!     


I/le Occupanti dell’Ex Ospizio Contarini

 

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  festa di S.martino in quartiere
11.11.2014

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Il Compleanno dell’ex-ospizio occupato

PROGRAMMA il compleanno


Incontro con i No Tav del Trentino

Trivelle bloccate, presidi permanenti, assemblee di comitati. La lotta No Tav in Trentino si sta, in queste ultime settimane, confrontando con l’inizio dei lavori veri e propri del tunnel del Brennero.
Ne parliamo con alcuni compagni dei comitati.

ORE 18.30 incontro/discussione con i compagni dei comitati che si oppongono all’Alta Velocità in Notav Trentino
ORE 21.00 CENA BENEFIT per la campagna “metro per metro”, volta all’acquisto di un terreno collettivo sul tracciato del Tav.

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A la vie, a Rémi

Ci troviamo a scrivere questo comunicato a tre giorni dall’assassinio di Rémi Fraisse da parte della polizia francese, data la pressochè totale impossibilità di reperire informazioni in italiano sull’accaduto, in particolar modo sui media tradizionali. Probabilmente i maggiori quotidiani nazionali stanno aspettando ricostruzioni “ufficiali” del governo e della polizia francese, prima di esprimersi sull’accaduto: del resto troppo questa morte, e la lotta contro la costruzione della diga di Sivens, nel Tarn, è assimilabile alle varie situazioni di lotta contro le nocività nate in Italia negli ultimi anni, Val di Susa su tutte. Come troppe analogie presenta la condotta della gendarmerie e dei CRS con l’operato della polizia italiana per permettere di far uscire una versione veritiera e non filtrata dei fatti: quante volte abbiamo assistito a cariche folli in mezzo ai boschi o quante volte abbiamo visto la polizia, in assenza di telecamere o giornalisti, ricorrere a mezzi “non convenzionali” per fare veramente male ai manifestanti? Quante di queste situazioni potevano finire tragicamente con la morte di qualcuno?
Se diciamo questo non è perchè siamo caduti nella tentazione di piangerci addosso, o di invocare una polizia più democratica e legalitaria. E’ per dire che la morte di Rémi è una morte che riguarda tutti, non solo perchè Remi era un compagno ma perchè chiunque poteva trovarsi lì, in quel momento, vittima sia della violenza delle divise che delle mistificazioni e dell’infame opera di divisione tra buoni e cattivi che il governo, francese o italiano che sia, sta operando.
Ciò che trovate di seguito è una ricostruzione dei fatti che non abbiamo la pretesa di dire esatta, ma basata sulla traduzione di scritti e comunicati di movimento in francese e su alcune fonti dirette.
Seguiranno traduzioni dirette e aggiornamenti su quanto sta avvenendo in questi giorni in Francia, l’invito è quello di far girare queste notizie il più possibile, oltre ad organizzare azioni di solidarietà.

Sabato 25 ottobre a Sivens, nel Tarn, una manifestazione molto partecipata (oltre 7000 persone) che ha per oggetto l’opposizione a una diga che distruggerebbe irreversibilmente l’ambiente umido della regione termina in scontri con la polizia, che durano all’incirca fino alle 21.00. Nel corso della notte, in prossimità del cantiere di inizio lavori, gli scontri riprendono duramente, è qui, approssimativamente tra le 2 e le 3 del mattino, che Rémi perde la vita, accasciandosi al suolo dopo un’esplosione.
Il giorno successivo la polizia diffonderà la versione che Rémi sia morto lontano dal luogo degli scontri, simulandone il ritrovamento del corpo, tacendo sugli scontri della notte e affermando che la situazione, dal punto di vista dell’ordine pubblico, era ritornata alla normalità dopo i tafferugli del pomeriggio.
Secondo le testimonianze dei presenti Rémi sarebbe caduto a terra in seguito all’esplosione di una granata anti-accerchiamento o di una flash-ball, versione in parte confermata dalla prima autopsia ufficiale, secondo la quale le ferite letali sul collo di Rémi sarebbero compatibili con l’utilizzo di queste armi “non-letali”, regolarmente in dotazione alla polizia francese. Per granata anti-accerchiamento intendiamo un ordigno che, al momento dell’esplosione, emette un boato sonoro superiore a 150 decibel e la deflagrazione di un gran numero di piccoli frammenti di plastica. La flash-ball è invece un proiettile di gomma dura, simile per grandezza a una pallina da tennis, che, rimbalzando su varie superfici, provoca ferite contuse ai bersagli (l’utilizzo di quest’arma in maniera diretta, ovvero senza farla prima rimbalzare a terra, aveva già provocato il coma di un manifestante nei Paesi Baschi, non più tardi di tre anni fa). Il coordinamento promotore della manifestazione del 25 ottobre ha chiesto al governo una seconda autopsia indipendente, richiesta che, qualora dovesse venire rifiutata, confermerebbe ancora di più la colpevolezza della polizia.
Sempre secondo testimonianze dirette l’utilizzo di queste armi, nella notte tra il 25 e il 26 ottobre, sarebbe avvenuto in maniera diretta, ovvero tirando ad altezza uomo. Il corpo esanime di Rémi sarebbe stato inoltre subito portato via dalla polizia, tantoché in compagni presenti lo credevano semplicemente stordito e in stato di fermo.
La notizia della morte è stata diffusa solamente il giorno successivo (lunedì 27), e subito media e governo francesi hanno posto l’accento non sulla dinamica dei fatti ma sul temperamento della vittima (definito un violento e un alcolista), sottolineando la responsabilità delle “frange violente” nella morte del giovane.
I compagni presenti hanno denunciato invece l’atteggiamento provocatorio tenuto dalla polizia durante la giornata del 25 ottobre, presente in forze pur essendo il cantiere privo di macchinari o di operai da proteggere, con l’unico scopo di determinare duri scontri a manifestazione terminata. Scontri per mezzo dei quali ritrovare la legittimità per continuare con la costruzione di un’opera già definitiva nociva e economicamente non produttiva da più parti.
Nei giorni successivi si sono organizzate mobilitazioni in ricordo di Rémi e cortei di protesta in ogni città della Francia, molti dei quali sono stati duramente caricati.
Al momento i compagni francesi stanno lavorando per non far scemare l’attenzione sulla vicenda, per organizzare un appuntamento nazionale e unitario a breve e per fare in modo che il gioco del governo non intacchi la potenza di una lotta nata da poco (quella contro la diga di Sivens) ma che ha già saputo esprimere molto.
Seguiranno aggiornamenti.

 

 

A Remi Fraisse, assassinato dalla polizia francese.

Venezia, quartiere di Santa Marta

Venezia, quartiere di Santa Marta

Venezia, quartiere di Santa Marta

Venezia, quartiere di Santa Marta

Morte di Remi