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Fogli di via, una risposta/3

Appello  e locandina per il presidio del 3 ottobre prossimo.

Una battitura fa riaprire i blindi chiusi dall’arroganza delle guardie. Saluti dalle finestre, urla, rifiuto del carrello. Bandiere costruite con magliette e manici di scopa. Uno sciopero di una settimana contro i rincari del sopravvitto e la politica dell’amministrazione penitenziaria.

Richieste sì, ma anche lenzuola bruciate, guardie barricate fuori dalle sezioni.
Dal 29 luglio scorso le mura di Santa Maria Maggiore non hanno conosciuto pace.


In questi esaltanti mesi il sostegno ai ragazzi dentro non è mai venuto meno. Perchè quelle urla di libertà sono le stesse di sempre. Di chi scappa da un Cie o da un Opg, di chi con il proprio corpo distrugge i confini dell’Europa, di chi alla povertà, alla paura e alla solitudine preferisce la rivolta. Ci è piaciuto ascoltarle, dare una risposta che fosse all’altezza di quel coraggio e di quella determinazione.


Come sempre la rappresaglia del nemico non si è fatta attendere. Alcuni tra i detenuti più attivi hanno subito trasferimenti punitivi in altre carceri, altri hanno visto negati i colloqui con amici e familiari.
Fogli di via da Venezia sono stati notificati a quattro solidali. La loro colpa: volere un mondo senza galere e avere l’arroganza di pensare che questa città possa essere qualcosa di diverso da una palude di spettri in vendita al miglior offerente.


Di fronte a questo a nulla vale il lamento e la recriminazione. Chi lotta, dentro come fuori, sa a cosa può andare incontro. La sola risposta possibile è continuare a battersi come prima, più di prima.
Sabato 3 ottobre saremo nuovamente sotto Santa Maria Maggiore. A fare quello che abbiamo sempre fatto. Liberi di ritornare a far tremare quelle maledette mura.
Siete tutti invitati
SABATO 3 OTTOBRE, ORE 15.00 IN RIO TERà DEI PENSIERI.

DEF-LOCANDINA 3 OTTOBRE

 


Fogli di via, una risposta/2

Stamattina notificato un altro foglio di via da Venezia, per due anni,  a una compagna. Le motivazioni sono sempre le recenti manifestazioni a sostegno dei detenuti di Santa Maria Maggiore. I fogli di via notificati sono, all’oggi, quattro.

Rilanciamo la lotta, qui sotto trovate la locandina del presidio del prossimo 26 settembre, al carcere di Vicenza.

presidio carcere vicenza


Fogli di via, una risposta

Stamattina sono stati notificati tre fogli di via a due compagni (rispettivamente 3 anni  e 1 anno) e una compagna (3 anni) di Venezia. Le motivazioni sono i presunti reati compiuti durante le recenti manifestazioni anticarcerarie, in solidarietà con la protesta dei detenuti di Santa Maria Maggiore.

Manco a dirlo, non saranno certo questi provvedimenti a fermare la voglia di battersi contro l’esistenza di quelle maledette mura e del mondo che le tiene in piedi.

Rilanciamo i prossimi appuntamenti con ancora più forza e determinazione:

Sabato 26 settembre ore 15 presidio sotto al carcere di Vicenza, via della Scola 150

Sabato 3 ottobre presidio sotto al carcere di Venezia in solidarietà con tutti i detenuti.

Sempre avanti, state in campana!

 


Oltre le mura e i canali

liberi tutti

Stasera calorosa battitura che coinvolge tutto il braccio destro (il lato che da sul canale). I ragazzi sventolano bandiere costruite con magliette bianche attaccate alle scope. Urlano “libertà” e “sempre avanti”. Il tutto dura mezz’ora, dalle 20 alle 20.30 e viene supportata da un numero sempre più cospicuo di solidali.

Nel pomeriggio un breve saluto al carcere femminile della Giudecca porta le notizie su quanto sta accadendo in questi giorni al maschile.

L’appuntamento dell 20.00 è confermato anche per domani, mentre per sabato 26 settembre è previsto un presidio al carcere di Vicenza, teatro nelle scorse settimane di una protesta spontanea a seguito del trasferimento, in isolamento, di un ragazzo particolarmente attivo nelle lotte per i diritti dei detenuti.

Seguiranno altri aggiornamenti, sempre avanti!


Un biglietto

Trascriviamo qui di seguito, in forma volutamente anonima, un messaggio arrivato in questi dal carcere di Santa Maria Maggiore. Tra la marea di lettere, biglietti e cartoline che quotidianamente arrivano abbiamo scelto questa in quanto, a nostro parere, più chiara e significativa delle altre sullo stato della protesta e sui tentativi di strumentalizzarla da parte delle guardie. Il messaggio è datato 14 settembre.

Con la richiesta della massima diffusione.


“Amici nostri,

Le condizioni carcerarie stanno peggiorando di ora in ora, in quanto la vivibilità delle celle è giunta ad un punto insopportabile. Ci sono problemi creati ad hoc dall’organo preposto al nostro controllo (assistenti, direttore e ispettori vari), i quali ci inducono forzatamente a delle proteste continue per arrivare ai loro scopi (trasferimento della direttrice). I nostri diritti vengono quotidianamente calpestati, esempio spostamenti da cella a cella costringendo noi detenuti a stare sette persone in celle da quattro, oppure ritardando le chiamate fino a un mese e più dall’educatore o comandante per fare dei chiarimenti. Vi preghiamo di far conoscere la nostra protesta alla gente. Non chiediamo benefici ma solo che vengano rispettati i nostri diritti di uomini oltre che di detenuti.

Un abbraccio a tutti voi e grazie per quello che fate per noi.

XXX e tutti i miei compagni”


Giù le mani dalla lotta dei detenuti!

carcere merda

Le battiture dentro Santa Maria Maggiore, a seguito della proclamazione dello “sciopero” da parte dei detenuti, sono continuate per tutto il fine settimana. In tutto quattro calorosissimi giorni senza pace all’interno. Lunedì e martedì nessuna battitura ma pare sia iniziato uno sciopero del carrello. Non sono comunque mancati momenti di solidarietà che hanno permesso di comunicare con i ragazzi e avere notizie di cosa sta accadendo all’interno.

Da più voci pare che i detenuti si stiano sentendo strumentalizzati dalle guardie e dai sindacati di polizia, che stanno usando la rabbia dei reclusi per passare da vittime e avanzare, tramite pretesti, le loro richieste (in sostanza turni più brevi, più soldi e la rimozione della direttrice Immacolata Mannarella).

Ciò non ferma la voglia dei ragazzi di protestare ma, da più parti, è stato chiesto ai solidali un’attenzione in questo senso, con la richiesta di diffondere il più possibile questa notizia. Il tentativo di strumentalizzazione, del resto, era intuibile visto il tenore degli articoli di giornale usciti in questi giorni.

Qui sotto trovate un testo distribuito e attacchinato in questi giorni. Solidale con la protesta dei detenuti, ostile ai tentativi di usare la protesta per altri scopi.


 

Giovedì 10 settembre i detenuti di Santa Maria Maggiore hanno proclamato uno “sciopero”. Una protesta quotidiana portata avanti con forti battiture tre volte al giorno, condivisa dalla quasi totalità dei detenuti e resa efficace dalla particolare posizione del carcere nella città di Venezia, vicinissimo alle case e in un punto di grande passaggio.

In questi giorni i detenuti sono riusciti ad attirare l’attenzione non solo dei vicini, ma anche di numerosi curiosi e solidali che non hanno mancato di far sapere in giro cosa sta succedendo. Momenti di solidarietà che hanno anche permesso a molti amici e parenti dei ragazzi di conoscersi, condividere pensieri e racconti sulla detenzione, di trovare il coraggio necessario per salutare qualcuno al microfono o dedicargli una canzone.

Da quello che si è riusciti a sapere le motivazioni della protesta sono molte e variegate: dall’insofferenza all’autorità della direttrice (che sembra proibire ogni attività all’interno) alla prepotenza delle guardie, dal vitto scadente alle pessime condizioni detentive, dalla semplice voglia di protestare alla richiesta di amnistia. Insomma, una critica generalizzata al sistema carcere e una ribellione contro la propria condizione di reclusi. La lotta, per ora, non si è posta un termine.

Purtroppo, fuori come dentro, anche stavolta non manca chi cerca di strumentalizzare una protesta genuina per i propri fini. E’ ormai palese, a leggere gli articoli di giornale usciti in questi giorni, che la mobilitazione stia venendo usata dai secondini e dai sindacati di polizia per porre l’accento sulle magagne dell’amministrazione, magari per uscirne con turni più brevi e qualche soldo in più a fine mese. Non un accenno alle richieste e al coraggio dei ragazzi ma ampio spazio alle lagne su quanto sia difficile portare avanti lo schifoso lavoro della guardia.

Se lo sciopero viene tollerato, o comunque non apertamente contrastato, è per sperare che fornisca un pretesto che faccia da base alle loro rivendicazioni. Dipingere, con la complicità dei giornali, i detenuti come mostri serve alle guardie per passare come le uniche vittime del sistema carcere e per mettere a tacere le ragioni di chi si ribella.

Come se non bastasse i sindacati di polizia hanno trovato sponda in personaggi come Marco da Villa (parlamentare del Movimento 5 stelle) e Stefano Casali (consigliere regionale eletto con la lista Tosi) che, tramite tanto sbandierate ispezioni dentro Santa Maria Maggiore, hanno fatto sapere che i secondini non hanno vita facile. Individui del genere, che con le loro politiche securitarie o giustizialiste hanno riempito le prigioni di cui ora tanto si lamentano, dovrebbero avere almeno la decenza di tacere sull’argomento.

La lotta a Santa Maria Maggiore è una lotta per la libertà, per smettere di avere paura del carcere e di chi lo tiene in piedi. La stanno portando avanti i ragazzi che vi sono rinchiusi, nell’interesse di tutti.

La sosteniamo e la sosterremo in quanto tale.

Alcuni nemici del carcere


 


Sciopero a Santa Maria Maggiore

10/11 settembre 2015.

Prima una forte battitura nella sera di giovedì, poi tre battiture nella giornata di venerdì. “Siamo in sciopero, facciamo casino tutti i giorni tre volte al giorno” dicono i ragazzi dentro a chi passa. E chi passa, in questi giorni, si ferma anche, incuriosito da quell’insolito baccano che sembra coinvolgere la totalità del penitenziario.

Qualcuno, a mo’ di saluto, incendia dei pezzi di giornale che brillano nella notte. C’è chi da appuntamenti ai solidali per i giorni a venire.

Per la prima volta dopo tanto tempo Santa Maria Maggiore vede tra le sue mura una protesta che sembra estesa, organizzata, intenzionata a protrarsi nel tempo.

Far conoscere la cosa e far girare le notizie è il minimo che si possa fare. Esserci sotto al carcere per contribuire a sostenere quelle grida la cosa più spontanea.

Qualcuno lì fuori, nei prossimi giorni, ci sarà. Tenete gli occhi e le orecchie aperte.


Lo spesino

Dopo i caldi di agosto le notizie dal carcere di Santa Maria Maggiore si fanno sempre più precise e corpose. Pare che la direttrice continui a negare ai detenuti il permesso per giocare a pallone e la possibilità di fare telefonate, mentre le finestre in corridoio rimangono aperte, anche se sempre più attenzionate dalle guardie.

Qui sotto trovate pubblicata una parte della “Richiesta settimanale di sopravvitto” (in gergo lo “spesino”). Una lista di beni di prima necessità che i detenuti possono acquistare settimanalmente in carcere, per supplire al vitto fornito dagli appalti dell’amministrazione (spesso scarso e scadente).

Da ricordare che, per chi è dentro, è impossibile scegliere tra un prodotto più caro e uno più economico, a parte alcune fortunate eccezioni. Tutti i beni indicati, e i loro relativi prezzi, sono della marca più cara sul mercato e, a loro volta, rincarati dalla ditta che li fornisce (la stessa ditta che, guarda caso, si occupa del vitto…). Per saperne di più sul business del vitto e sopravvitto in carcere rimandiamo al dossier di Ristretti Orizzonti che trovate qui dossier_vitto.

L’ampia scelta della tipologia di prodotti, inoltre, contrasta in modo piuttosto netto con la scarsità dei beni che è possibile mandare dentro tramite i pacchi settimanali. Ad eccezione della carne infatti praticamente tutte le cose in lista non sono spedibili dall’esterno.

Ognuno ne tragga le debite conclusioni e risposte.

ALIMENTARI

Caffè Splendid classico (250gr) 2,37 / Camomilla Star (15filtri) 1,90 / Olio extravergine De Santis 5,49 / Olio di semi di girasole Olioitalia 1,95 / Patatine Cric Croc (180 gr) 1,80 / Uova (6 pezzi) 1,72 / Crackers Mulino Bianco 1,68 / Passato di pomodoro Pomì 0,84

BEVANDE

Acqua frizzante San Benedetto (6 pezzi) 2,52 / Succo di frutta Yoga 1,41 / The San Benedetto al limone 1,12

CARTA

Carta da cucina Foxi (3 rotoli) 3,21 / Carta igienica Scottex (10 rotoli) 3,87 / Carta cucina Scottex (4 rotoli) 3,05

CARNE

Braciole di suino (500gr) 3,55 / Costicine di suino (500gr) 3,40 / Macinato misto (500gr) 3,75 / Petto di pollo (500gr) 5,00 / Salsiccia di pollo (500gr) 4,50 / Porchetta trevigiana (100gr) 1,95

FRUTTA E VERDURA

Funghi champignon (500gr) 1,99 / Bieta (1kg) 1,69 / Limoni (500gr) 1,90 / Insalata in sacchetto (250gr) 2,80 / Cipolle (1kg) 2,10 / Patate (1kg) 1,35 / Carote (1kg) 1,19

DOLCI

Girelle Motta 2,36 / Biscotti Mulino Bianco (400 gr) 1,65 / Budino Cameo 1,92 / Caramello Perugina 2,35 / Kellogs classico 3,34 / Kinder colazione più 2,85 / Miele Ambrosoli 4,39 / Nutella Ferrero (1pz da 15 gr) 0,20 / Wafer Loacker 1,74

VARIO

Caffettiera da tre Lady Oro 8,90 / Bomboletta gas plein air stop system 2,20 / Fornelletto Providus FG 100M 19,90 / Caffettiera da 1 tazza 5,00 / Accendino slim piccolo Bic 1,09 / Autan spray no gas (100ml) 8,15 / Filtri Rizla 2,00 / Orologio in plastica Sudima 8,00 / Borsa termica da lt 25 12,90 / Batteria stilo Duracell (4pz) 5,23 / Zampironi Vulcano (10pz) 1,51 / Regolabarba Remington 26,00 / Macchinetta per sigarette 3,50

PASTA

Spaghetti, fusilli, penne, rigatoni Divella (500gr) 0,75 / Riso Invernizzi (1kg)  2,11 / Tortellini Bolognese (500gr) 1,99

LATTICINI

Burro Granarolo (125gr) 1,25 / Latte Granarolo (0,50 lt) 0,78 / Yogurt Yomo (2pz) 1,55

SCATOLAME

Ceci secchi Select (400gr) 1,74 / Fagioli borlotti secchi Soleo (500gr) 1,75 / Cous cous Barilla 1,81 / Lievito per dolci Paneangeli (16 gr) 0,50

PULIZIA

Ammorbidente Coccolino (2lt) 2,79 / Detersivo da bucato Bio presto (600gr) 2,35 / Lisoform disinfettante 2,37

IGIENE PERSONALE

Bagnoschiuma Nidra (750ml) 4,25 / Balsamo Elvive de l’Oreal (200ml) 4,11 / Colluttorio Plax Colgate 5,80 / Crema da barba Pro Raso (150gr) 1,79 / Crema Nivea for Men Sensitive (75ml) 8,09 / Dentifricio Pasta del capitano 1,94 / Dentifricio AZ 2,71 / Deodorante Rio Terà dei Pensieri (100ml) 4,02* / Rasoi bilama Gillette G2 (5pz usa e getta) 2,55 / Rasoio Mac3 Gillette 9,43 / Ricambi rasoio Mac3 Gillette (5pz) 11,97 / Shampoo Clear (250ml) 3,29 / Shampoo Johnson (250ml) 2,15 / Shampoo Pantene (250ml) 4,17 / Spazzolino Mentadent Plus 2,81 / Tagliaunghie Trim 2,35

CARTOLERIA

Block Notes Blasetti Team 1,00 / Buste lette gialle Leonardo (12pz) 0,60 / Carte Trevigiane Mondiano 6,00 / Cartoline illustrate di Venezia (!) 0,40 / Quadernone Pigna 1,21

* Rio Terà dei Pensieri è una delle cooperative (senz’altro la più famosa) che lavora con i carcerati di Santa Maria Maggiore per produrre piccoli prodotti di artigianato come magliette, borse, portafogli e, a quanto pare, deodoranti da rivendere ai detenuti, per profumarsi dopo una lunga giornata di lavoro…


Caldo d’agosto

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Questo testo vuole essere prima di tutto un racconto di ciò che è avvenuto nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia tra i mesi di luglio e agosto. Molte delle vicende in questione sono ancora in corso, abbiamo sentito la necessità di metterle nero su bianco perché riteniamo possano essere dei punti di partenza per una discussione allargata sul carcere, sul suo funzionamento e sugli incontri che, dentro e fuori di esso, possono avere luogo.

 

In estate le condizioni di chi è recluso diventano ancora più difficili. Il caldo, in una situazione di sovraffollamento coatto, con spazi di movimento ridottissimi, può rendere la quotidianità insopportabile, spingere chi è dentro a gesti e azioni prima impensati. Esattamente ciò che è avvenuto nel penitenziario veneziano di recente: è di metà luglio la notizia che un ragazzo recluso, per protestare contro il proprio trasferimento in una sezione con le porte sempre chiuse, ha incendiato i materassi della cella, intossicando tre agenti.

Da questo episodio ogni piccola provocazione delle guardie contribuisce ad esasperare il clima generale: il 27 luglio un detenuto, trattenuto dai secondini in malo modo, stacca con un morso una falange a uno di questi. La rappresaglia della direzione è tempestiva e, come al solito, diretta a tutti: vengono chiusi i blindi per tutto il giorno.

Il 29 luglio, nel tardo pomeriggio, una forte battitura scuote le mura e la monotonia di Santa Maria Maggiore.

Nonostante il ricatto sempre presente dei “richiami”, un provvedimento che annulla le cospicue riduzioni di pena in caso di buona condotta, la maggior parte dei ragazzi decide di prendere parte alla protesta. Urla e battiture di piatti e pentole contro le sbarre, più un giorno intero di sciopero della fame.

I rumori vengono sentiti in tutto il circondario e attirano l’attenzione di chi vive e passa lì vicino. Una cinquantina di persone si raduna sotto il carcere, improvvisando un presidio in solidarietà. Le cause scatenanti della protesta non sono ancora chiare, ma sono ben note le condizioni disumane in cui i detenuti trascorrono le loro giornate.

“Non va bene un cazzo, ci trattano come bestie” dicono da dentro.

Si innesca un “botta e risposta” , tra chi fa casino dentro e chi fuori, che dura tutto il pomeriggio, tra gli sguardi sbigottiti delle guardie e degli sbirri accorsi a dare man forte. Questi ultimi, al passaggio dei solidali davanti all’ingresso, spauriti, si chiudono goffamente dietro la pesante porta di ferro del carcere.

La solidarietà continua anche il giorno seguente: viene organizzato un altro presidio con musica e pentole per far rumore. La risposta dentro è forte, la paura dei ricatti sbirreschi sembra già un ricordo lontano.

“Libertà, hurriya! Guardie bastarde!”. Vengono scambiati, in diversi modi, vari contatti tra detenuti e solidali: la voglia di comunicare è tanta.

Nei giorni successivi esce la notizia che la protesta è stata efficace. I blindi e le porte delle celle sono di nuovo aperte ed è possibile passeggiare liberamente tra i corridoi.

“Grazie a voi e al casino che avete fatto adesso abbiamo di nuovo le celle aperte” senza dimenticare che ogni supporto è inutile senza il coraggio di chi, da dentro, decide di ribellarsi, assumendosi le inevitabili conseguenze della propria rabbia.

“Il problema principale è la burocrazia, non permette di fare niente”, “ La direttrice ignora ogni richiesta. E’ impossibile telefonare e molto difficile ottenere i  colloqui”.  Ma anche “Qui dentro si respira l’integrazione, quella vera, non quella ipocrita del falso sorriso che c’è fuori” .

Le finestre dei corridoi sono, inoltre, aperte per la maggior parte del tempo. Il passaggio sotto il carcere, se prima dava solamente un senso di impotenza e frustrazione è, ora, un modo per rompere in parte l’isolamento, vedere quelle mura sempre più sottili.

”Qui in carcere non si gioca a calcio perché la direttrice non vuole” “In libreria non ci sono libri in arabo perché sono vietati”. Dentro Santa Maria Maggiore pare che ogni cosa in grado di allietare, anche per poco, le giornate sempre uguali sia vietata, o comunque sia difficilissimo accedervi.

“Resterebbe solo il calcio balilla, ma è rotto pure quello e nessuno viene ad aggiustarlo”, “ho fatto richiesta di accedere in palestra e, per fortuna!, dopo tre mesi me l’hanno accettata”.”Sto scrivendo domandine ogni giorno per parlare con educatore e psicologo e da due settimane nessuno mi sta cagando”.

Anche la sala computer dove dovrebbe venire redatto il giornalino del carcere, tramite un progetto finanziato dal Comune, pare sia considerata dalla direzione inaccessibile e, pertanto, rimane chiusa.

Il 2 agosto un presidio di qualche decina di persone racconta la protesta dei detenuti di S. Maria Maggiore  alle ragazze del carcere femminile della Giudecca : dal microfono si aggiornano le detenute su quanto sta succedendo nel maschile e in altre prigioni italiane.

Il 21 agosto si è nuovamente sotto le mura, in Rio Terà dei Pensieri. Con musica, giocolieri e aria di festa si parla con i ragazzi, cercando di movimentare un po’ il pomeriggio. Dopo poco intervengono i secondini, che chiudono le finestre più rivolte all’esterno.

Provvedimento che, tuttavia, non basta a fermare la voglia dei detenuti di stare assieme, comunicare, ballare: si riesce comunque a mantenere un contatto visivo, le richieste di canzoni si sentono a fatica tra le urla di entusiasmo. Qualcuno incendia dei fogli di giornale e inizia un’altra battitura. Si viene a sapere che un detenuto è in sciopero della fame da ferragosto per chiedere il trasferimento in un’ altra struttura.

 

Prima di iniziare a trarre delle considerazioni dai fatti qui raccontati va premesso che, per il carcere di Venezia, le mobilitazioni e le iniziative di questo mese presentano dei lati inediti. Nel corso degli ultimi anni non è mai mancata l’attenzione verso ciò che succedeva a Santa Maria Maggiore, né ci si è mai tirati indietro quando si trattava di far sentire la rabbia per fatti particolarmente gravi accaduti. Uno su tutti il recentissimo suicidio di Adrian, un ragazzo di 19 anni, morto impiccato nella propria cella a gennaio 2015. Anche fra i detenuti i momenti di protesta non sono mai mancati: ricordiamo tutti le battiture del 2009 a seguito del “suicidio procurato” di Cherib, o la battitura per il caldo e l’invivibilità della prigione del luglio 2013. La novità sta nel fatto che, il 29 luglio e nei giorni successivi, le due facce del dispositivo carcere, il dentro e il fuori, siano entrate in un rapporto di scambio reciproco fra di loro. Uno scambio che non sarebbe stata possibile se il carcere di Venezia non si trovasse in pieno centro cittadino.

Santa Maria Maggiore è un carcere storico e di vecchia costruzione. Come tutte le carceri costruite tra otto e novecento si trova immerso nel tessuto urbano della città, a pochi passi dalla principale porta d’accesso (Piazzale Roma) e non lontano dall’università e dai quartieri più vissuti. La sua posizione, unita alla particolare conformazione urbanistica di Venezia, fa in modo che i rumori e le voci dei detenuti non rimangano inascoltate. Un aspetto prezioso, rende relativamente facile avere dei contatti con l’esterno.

Con un po’ di fantasia possiamo provare a immaginare come questa caratteristica possa tornare utile per supportare vertenze e rivendicazioni dei reclusi. Osservare chi e cosa entra ed esce, salutare un amico, conoscere orari e ritmi del sistema carcere può essere una pratica quotidiana per supportare i detenuti e per attaccare il dispositivo carcerario con maggiore efficacia.

Supportare i prigionieri nelle loro lotte è un affare di tutti. Dentro come fuori.

Il carcere, il dispositivo che rinchiude insieme agli essere umani tutte le contraddizioni che la società produce, è un luogo dove la ribellione,la lotta sono una necessità di sopravvivenza e dignità.

Non dimentichiamo che ogni concessione e ogni miglioramento delle condizioni di vita nei penitenziari è stato guadagnato grazie alle rivolte e le battaglie dei carcerati.

Combattere per una finestra o una porta aperta, per dei libri, per giocare a pallone, per un trattamento meno disumano, con l’obiettivo di “vincere” anche su una singola rivendicazione è, anche in caso di sconfitta,  un modo per mettere in discussione i rapporti di sottomissione e isolamento  che garantiscono il funzionamento e l’esistenza di questa stessa società, non solo delle sue galere.

Se un prigioniero ripreso, rinchiuso, minacciato, umiliato  24 ore su 24 trova il coraggio di dar battaglia ai suoi aguzzini per strappare un centimetro di libertà, la possibilità di rivoluzionare anche solo alcuni aspetti della nostra vita appare come qualcosa in più di un semplice miraggio.


Nuove da dentro

Grazie a una presenza ai colloqui, in seguito alla protesta dello scorso 29luglio, e a qualche contatto da dentro abbiamo saputo che la battitura ha ottenuto il risultato che si era prefissata: il giorno seguente sono infatti stati riaperti i blindi, chiusi dopo la “mutilazione” della guardia.

A questo proposito trovate qui sotto un manifesto affisso nei giorni scorsi per la città

29LUGLIOSM