Alla vigilia della sentenza del maxi-processo No Tav, sulle giornate di lotta e resistenza del 27 giugno e del 3 luglio 2011, una retrospettiva sulla situazione repressiva del movimento, dai più di mille indagati alle accuse di terrorismo. Ne parliamo all’ex Ospizio Occupato venerdì 23 gennaio, dalle ore 18.30 con degli avvocati del movimento No Tav.
A seguire cena benefit.
Il prossimo 27 gennaio è prevista la sentenza di quello che viene definito il “maxi processo“ No Tav. “Maxi” per distinguerlo dagli altri innumerevoli procedimenti penali che, dall’apertura delle ostilità in Valle, hanno colpito più di mille persone.
Il processo in questione riguarda i fatti avvenuti in Val di Susa il 27 giugno e il 3 luglio del 2011. Due giornate molto diverse tra loro, ma equiparate in sede processuale, in una nuova strategia della procura torinese destinata a fare scuoa: non più dividere tra “buoni o cattivi”, “pacifisti e black bloc”, bensì farla pagare cara a chiunque, senza distinzioni appunto, scenda in piazza in maniera attiva e non dialogante.
I primi effetti di questa inchiesta risalgono al gennaio del 2012, quando 26 persone vennero raggiunte da provvedimenti di custodia cautelare eseguiti in carcere o agli arresti domiciliari. In seguito sono risultati 53 gli imputati rinviati a giudizio, tutti (valsusini, militanti politici, chi partecipava per la prima volta ad un’iniziativa no tav) accusati di violenze nei confronti delle forze dell’ordine e di danneggiamenti alle strutture del cantiere.
Per loro i magistrati hanno chiesto pene fino a 6 anni e, per conto dello stato e Ltf, oltre 650000di risarcimenti.
Cerchiamo ora di riassumere i fatti e il significato di quelle giornate.
Il 27 giugno 2011 la polizia sgomberò militarmente la Libera Repubblica della Maddalena, una porzione di territorio (luogo preposto all’installazione del cantiere per il tunnel esplorativo) occupata dal movimento No tav, sottratta per oltre un mese alle logiche e ai dispositivi di controllo e profitto. La resistenza allo sgombero ha portato molte persone, anche fino a poco prima convinte della possibilità di una risoluzione pacifica, a rendersi conto della portata dello scontro in atto, e ad agire di conseguenza.
Il 3 luglio dello stesso anno rappresenta una delle giornate in cui la rabbia e la determinazione del popolo No tav e dei solidali provenienti da ogni parte d’Italia sono emerse più chiaramente. Decine di migliaia di persone hanno disceso i sentieri della Valle per assediare il cantiere-fortino di Chiomonte, allargato la settimana precedente. Per tutto il pomeriggio le forze dell’ordine hanno cercato di respingere i manifestanti utilizzando idranti, manganelli, lacrimogeni, ruspe e compiendo pestaggi. Il grande merito di questa giornata è stato quello di aver fatto riscoprire a molti che, decisi e con la giusta compagnia, è possbile fronteggiare e far arretrare la polizia anche quando questa sembra più forte e meglio organizzata.
Assieme all’avanzamento che queste giornate hanno portato fra gli oppositori al treno veloce e al mondo che si porta dietro, è arrivato anche il cambio di passo della repressione : la lotta No tav da questo momento in poi verrà solamente tacciata di essere incubatrice di violenti di professione prima, di veri e propri terroristi poi. Se con gli arresti per terrorismo di dicembre 2013 e dello scorso luglio l’obiettivo era far astenere chi lotta dalle pratiche di sabotaggio, con la sentenza del maxiprocesso si sta cercando di dare un colpo frontale allo spirito di quei giorni. Necessario sarà, per i pm e per tutta la lobby Si-Tav, arrivare a una condanna esemplare: ad essere intollerabile, dal loro punto di vista, è non tanto la determinazione dimostrata quanto il sentimento di comunità che l’ha prodotta.
Abbiamo già visto come le risorse messe in campo per respingere l’accusa di terrorismo abbiano sortito il loro effetto: una mobilitazione durata nel tempo, intrapresa a più livelli e con diverse modalità, ha fatto sì che il giudice non abbia condannato Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia al massimo della pena. Allo stesso modo, come abbiamo sempre fatto, sarà necessario far pesare, e non poco, qualsiasi condanna ai 53. Ne va della memoria di quelle giornate, e di tutto ciò che hanno saputo scatenare.
Per fare il punto sulla situazione giudiziaria alla vigilia della sentenza del maxiprocesso
ci vediamo venerdì 23 gennaio alle 18.30 presso l’ex ospizio occupato. Saranno presenti alcuni avvocati del Movimento No Tav. A seguire cibo in abbondanza, beveraggi e intrattenimenti musicali.