Il testo che segue è una proposta di discussione, rivolto a tutti e a tutte gli interessati, per l’incontro che si terrà a Venezia il prossimo 16 settembre, in merito alle iniziative contro la richiesta di Sorveglianza Speciale ai danni di un compagno.
La richiesta di Sorveglianza Speciale formulata dalla Questura di Venezia ai danni di un compagno chiude idealmente quel cerchio di misure preventive iniziato un anno fa nella città lagunare, con l’emissione di una quarantina di fogli di via e di tre avvisi orali. Una strategia volta ad allontanare chi prende parte in una lotta dal contesto in cui vive, isolandolo dai propri legami e affetti. Questi provvedimenti spesso pesano sulla vita di chi ne è destinatario più delle eventuali condanne penali per i reati che le motivano, sempre ammesso che questi siano sostenuti e comprovati in sede processuale.
Un discorso simile lo vediamo concretamente realizzarsi nel gran numero di misure cautelari che tante procure, quella di Torino su tutte, affibiano agli indagati di inchieste che, altrettanto spesso, finiscono con un nulla di fatto o con la caduta di buona parte dell’impianto accusatorio. Misure che risultano esse stesse essere il fine della repressione poichè, con effetto immediato, impongono restrizioni in molti casi più gravose e durature della pena.
Recentemente qualcuno, con coraggio, ha messo in dubbio l’inviolabilità di queste misure disobbedendone ai dettami, mettendo in conto l’eventualità concreta di finire in carcere o agli arresti domiciliari. Due compagni, attivi sul fronte No Tav in Val di Susa, sono attualmente detenuti alle Vallette di Torino per aver portato questa decisione fino in fondo.
Scelte di cui potremo valutare l’efficacia nel prossimo futuro ma che, guardando all’oggi, aprono possibilità inedite nei tanti modi di affrontare la repressione.
Ci interesserebbe aprire uno spazio di confronto attorno a questo modo di organizzarsi, consapevoli che il “se” e il “come” farlo, pur partendo da una presa di posizione individuale, possono trovare riscontro solamente in una forza comune e nella volontà di produrre un avanzamento della lotta in tal senso. Per fare questo è necessario dotarsi dei mezzi, materiali e immateriali, per non lasciare solo chi viene colpito ma, soprattutto, per far sì che questa possibilità diventi solida, efficace e alla portata di tutti e tutte.
Per iniziare a discutere di questo e di molto altro ci vediamo venerdì 16 settembre, alle ore 16 all’Ex Ospizio Occupato.