Storie dal San PioX

Il carcere, si sa, è il regno della menzogna.

Ed è in questa gabbia di falsità e vigliaccheria che una protesta dei detenuti diventa la rivendicazione di un sindacato di polizia, che l’aggredito diventa l’aggressore e che un fuoco d’artificio diventa un colpo di pistola. Ma andiamo con ordine.

San Pio X, carcere di Vicenza. Verso la fine dello scorso ottobre alcuni secondini trovano nei propri pasti, preparati dalla mensa del carcere, dei vermi. Segue comunicato del solito infame sindacato delle guardie, la Uil-Pa, che si è già contraddistinto per la maldestra opera di mistificazione operata durante lo sciopero dei detenuti del carcere di Venezia.

Passano alcuni giorni e i vermi diventano scarafaggi. Altro comunicato, altra reazione indignata delle guardie, che disertano la mensa. “Sciopero della fame della polizia penitenziaria” titolerà il giornale locale, tanto per dire.

Nel frattempo la situazione tra i detenuti è sempre più calda: si lamenta soprattutto il sovraffollamento e la totale mancanza di condizioni igieniche nella preparazione del vitto (se le guardie mangiano vermi e scarafaggi è solo da immaginare cosa sia riservato ai reclusi).

Il 28 ottobre un alterco fra detenuti e secondini porta a diverse botte e a un ragazzo messo in isolamento. Qualcuno protesta, inizia una battitura subito repressa con caschi e manganelli. Più di uno finisce in infermeria. Nemmeno una parola sui quotidiani locali ma, come al solito, ampio spazio alle lagne dei poliziotti.

6 Novembre, il “Giornale di Vicenza” parla di “colpi di pistola esplosi verso il carcere a scopo intimidatorio”. Qualche ora più tardi gli spari diventano razzi, fuochi d’artificio, ma il titolo resta lo stesso. Ancora da chiarire le ragioni del gesto, secondo gli inquirenti. Fatto sta che i botti esplosi la sera prima hanno scatenato una sonora risposta all’interno, con le guardie costrette ad intervenire in tutta fretta per calmare gli animi, come rivela con imbarazzo una nota della stessa Uil-Pa.

Nota che prosegue, non senza una malcelata preoccupazione, asserendo che “la situazione esplosiva, fuori e dentro, le carceri venete è lungi dall’essere risolta”.

Mentre accade tutto questo le gru e i macchinari all’esterno del San Pio X continuano a lavorare. Un’intera nuova ala del carcere è in costruzione, mitigherà il problema del sovraffollamento e farà girare un bel po’ di soldi pubblici, assecondando la volontà di chi vede necessario avere nuove galere da riempire.

Eppure, da questa estate, la lotta dei detenuti nelle prigioni del Veneto non si è mai acquietata del tutto. Prima Venezia, poi Vicenza e Verona: un’unica musica di fondo trasmessa da fili invisibili ha infiammato le sezioni, costruito scioperi e fatto scoprire complicità inedite. In molti hanno smesso di avere paura.

A Santa Maria Maggiore, nei giorni appena precedenti, un veloce saluto col megafono per raccontare quanto stava accadendo nella città berica ha dato il la ad una battitura dei ragazzi, la più intensa dai giorni dello sciopero di settembre. A volte basta poco.

Seguire questi fili, trovare nuove geometrie e corrispondenze, metterle in comunicazione. Fino a rompere la gabbia di menzogne che sorregge il dispositivo carcere. Farlo fino in fondo.


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