Stamattina con questo titolo molti giornali locali hanno aperto la cronaca del bellunese.
Secondo le ricostruzioni, per ora unica fonte in nostro possesso, la rivolta sarebbe scoppiata per protestare contro le condizioni generali del carcere, le solite lungaggini burocratiche e il sovraffollamento. Si parla di tubi dell’acqua divelti per allagare le sezioni, di bombolette del gas incendiate e di una battitura collettiva durata fino a tarda notte. Per cercare di sedare gli animi l’amministrazione avrebbe richiesto supporto al personale di altri penitenziari, su tutti quello del Due Palazzi. Sempre stando alle dichiarazioni dell’amministrazione la principale preoccupazione, per tutta la nottata, è stata quella che dalle celle coinvolte la protesta divampasse all’intero carcere.
La rivolta è avvenuta a una settimana esatta dal presidio del 20 febbraio, indetto in solidarietà a tutti i detenuti e per salutare i più di 40 “sballati” dal carcere di Venezia a quello di Belluno a seguito delle proteste della scorsa estate. Trasferimenti che, nonostante i dati “truccati” diffusi fino a oggi, hanno effettivamente portato ad una condizione di sovraffollamento, oltre che, ci auguriamo, un certo savoir faire nell’arte di erigere barricate in sezione.
Le notizie da Belluno arrivano proprio nel giorno dell’inaugurazione ufficiale del nuovo carcere di Rovigo, alla presenza dello stesso ministro della Giustizia. Una struttura che, siamo sicuri, diventerà la “soluzione” a tutti i problemi, e alle proteste, che hanno contraddistinto l’ultimo anno nelle prigioni del Veneto. Lotte che hanno saputo parlare all’esterno ma soprattutto tra carcere e carcere, dipanando fili e trame inedite che non resta che seguire fino in fondo.
Nel pomeriggio una fugace ma calorosa presenza sotto Santa Maria Maggiore ha portato ai detenuti veneziani un racconto su quanto accaduto tra i monti. Con i migliori saluti dei trasferiti.