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A(f)fari spenti Atto II

Nemmeno il tempo di pubblicare “A(f)fari spenti” che si sente dalla finestra un rumore molto familiare… si fa un giro per le calli del quartiere e ci si trova davanti una scena assai divertente:

gli stessi operai che la mattina si sono dedicati alla ricerca delle chiavi dello spazio “Bulli e Pupe”, presumibilmente non avendole trovate, sono ora intenti a tranciare la porta dello stesso con il flessibile al fine di raggiungere il contatore generale dell’illuminazione delle calli.

Ciò detto non possiamo che ringraziare comune e Ater per aver fornito una dimostrazione pubblica di come si entri negli spazi quando l’accesso è apparentemente interdetto.

Chissà se a Ca’ Farsetti (sede del Comune) sono attaccati al contatore elettrico del vicino?!?


A(f)fari spenti

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Ieri, 10 Aprile, lo spazio “Bulli e Pupe”, una vetrina nel centro del quartiere di Santa Marta, è stato formalmente riconsegnato dal Comune all’Ater, il locale ente regionale per l’edilizia pubblica.

La Municipalità ne aveva infatti pagato per anni l’affitto all’ente per fornire uno spazio “pubblico” agli abitanti di Santa Marta. Il “Bulli e Pupe” in passato ha avuto molte funzioni: sede del Comitato Abitanti, dopo scuola per bambini, punto di appoggio per persone in difficoltà, infine la vetrina è stata occupata per un paio d’ anni al fine di creare un luogo per altre attività di quartiere.

A causa dei tagli ai servizi, la Municipalità si vede impossibilitata a sostenere il canone di locazione perciò ieri mattina, come sopra citato, ha riconsegnato le chiavi all’Ater.

La consegna delle chiavi si è svolta in mattinata ed ha visto presenti funzionari dell’ente regionale e del Comune. Durante questa “cerimonia” sono state cambiate le serrature del locale e abbassati i contatori elettrici all’interno.

Questo cambio di gestione, che doveva passare inosservato, ha invece creato un vero e proprio shock al quartiere: tanto da generare un black out totale nelle sue calli.

Solo l’alba è riuscita a illuminare la zona facendo intravedere operatori della pubblica illuminazione (possessori delle chiavi fino al giorno prima) intenti a chiedere a chiunque come poter entrare nello spazio “Bulli e Pupe”.

All’interno della vetrina, infatti, oltre al contatore della stessa vi è anche quello che regola l’illuminazione dei lampioni dell’intero quartiere, ebbene… sono stati abbassati entrambi.

A questo punto possiamo fare alcune considerazioni.

La prima è che troviamo singolare e comico che il Comune dopo aver “tolto” lo spazio agli abitanti si rivolga, a poche ore di distanza, agli stessi per potervi rientrare; inutile chiedere porta a porta le chiavi quando la serratura del locale è stata cambiata.

La seconda è che aver passato una notte, e forse altre ancora, al buio non ci dispiace, soprattutto a fronte dell’inquinamento luminoso (Porto, Terminal Grandi Navi, Porto Marghera) che quotidianamente assedia Santa Marta.

La terza è che questa vicenda esplicita ancora una volta la necessità di riappropriazione e autogestione degli spazi del quartiere da parte degli abitanti, avendo come unica alternativa l’incapacità delle istituzioni.

 

“Non ho paura del buio fuori.
E’ il buio dentro le case che non mi piace.”


Comunicato degli Occupanti dell’Ex Ospizio sull’incendio di lunedì 23 marzo

Nella sera di lunedì è stato appiccato il fuoco all’ingresso dell’ex Ospizio Occupato e alle porte delle case vicine. Solo la prontezza degli occupanti, subito intervenuti con un estintore, ha evitato che l’incendio si propagasse ulteriormente e che qualcuno si facesse male. Un gesto infimo e vile che ha messo a serio rischio la vita di chi abita nello stabile e nelle case circostanti, e di cui qualcuno, ci auguriamo senza l’intervento di sbirri e magistrati, dovrà prendersi responsabilità e conseguenze.

Non sarà certo questa vigliaccata, pur con tutta la miseria e l’infamità che si porta dietro, a farci desistere dal portare avanti le nostre idee in ciò che mettiamo in pratica tutti i giorni.

Un grazie di cuore a tutti coloro che ci hanno subito dimostrato vicinanza e solidarietà.

Gli e le occupanti dell’ex Ospizio Contarini


Incontro con avvocati No Tav 23/01

Alla vigilia della sentenza del maxi-processo No Tav, sulle giornate di lotta e resistenza del 27 giugno e del 3 luglio 2011, una retrospettiva sulla situazione repressiva del movimento, dai più di mille indagati alle accuse di terrorismo. Ne parliamo all’ex Ospizio Occupato venerdì 23 gennaio, dalle ore 18.30  con degli avvocati del movimento No Tav.

A seguire cena benefit.


Il prossimo 27 gennaio è prevista la sentenza di quello che viene definito il “maxi processo“ No Tav. “Maxi” per distinguerlo dagli altri innumerevoli procedimenti penali che, dall’apertura delle ostilità in Valle, hanno colpito più di mille persone.
Il processo in questione riguarda i fatti avvenuti in Val di Susa il 27 giugno e il 3 luglio del 2011. Due giornate molto diverse tra loro, ma equiparate in sede processuale, in una nuova strategia della procura torinese destinata a fare scuoa: non più dividere tra “buoni o cattivi”, “pacifisti e black bloc”, bensì farla pagare cara a chiunque, senza distinzioni appunto, scenda in piazza in maniera attiva e non dialogante.
I primi effetti di questa inchiesta risalgono al gennaio del 2012, quando 26 persone vennero raggiunte da provvedimenti di custodia cautelare eseguiti in carcere o agli arresti domiciliari. In seguito sono risultati 53 gli imputati rinviati a giudizio, tutti (valsusini, militanti politici, chi partecipava per la prima volta ad un’iniziativa no tav) accusati di violenze nei confronti delle forze dell’ordine e di danneggiamenti alle strutture del cantiere.
Per loro i magistrati hanno chiesto pene fino a 6 anni e, per conto dello stato e Ltf, oltre 650000di risarcimenti.

Cerchiamo ora di riassumere i fatti e il significato di quelle giornate.

Il 27 giugno 2011 la polizia sgomberò militarmente la Libera Repubblica della Maddalena, una porzione di territorio (luogo preposto all’installazione del cantiere per il tunnel esplorativo) occupata dal movimento No tav, sottratta per oltre un mese alle logiche e ai dispositivi di controllo e profitto. La resistenza allo sgombero ha portato molte persone, anche fino a poco prima convinte della possibilità di una risoluzione pacifica, a rendersi conto della portata dello scontro in atto, e ad agire di conseguenza.

Il 3 luglio dello stesso anno rappresenta una delle giornate in cui la rabbia e la determinazione del popolo No tav e dei solidali provenienti da ogni parte d’Italia sono emerse più chiaramente. Decine di migliaia di persone hanno disceso i sentieri della Valle per assediare il cantiere-fortino di Chiomonte, allargato la settimana precedente. Per tutto il pomeriggio le forze dell’ordine hanno cercato di respingere i manifestanti utilizzando idranti, manganelli, lacrimogeni, ruspe e compiendo pestaggi. Il grande merito di questa giornata è stato quello di aver fatto riscoprire a molti che, decisi e con la giusta compagnia, è possbile fronteggiare e far arretrare la polizia anche quando questa sembra più forte e meglio organizzata.

Assieme all’avanzamento che queste giornate hanno portato fra gli oppositori al treno veloce e al mondo che si porta dietro, è arrivato anche il cambio di passo della repressione : la lotta No tav da questo momento in poi verrà solamente tacciata di essere incubatrice di violenti di professione prima, di veri e propri terroristi poi. Se con gli arresti per terrorismo di dicembre 2013 e dello scorso luglio l’obiettivo era far astenere chi lotta dalle pratiche di sabotaggio, con la sentenza del maxiprocesso si sta cercando di dare un colpo frontale allo spirito di quei giorni. Necessario sarà, per i pm e per tutta la lobby Si-Tav, arrivare a una condanna esemplare: ad essere intollerabile, dal loro punto di vista, è non tanto la determinazione dimostrata quanto il sentimento di comunità che l’ha prodotta.

Abbiamo già visto come le risorse messe in campo per respingere l’accusa di terrorismo abbiano sortito il loro effetto: una mobilitazione durata nel tempo, intrapresa a più livelli e con diverse modalità, ha fatto sì che il giudice non abbia condannato Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia al massimo della pena. Allo stesso modo, come abbiamo sempre fatto, sarà necessario far pesare, e non poco, qualsiasi condanna ai 53. Ne va della memoria di quelle giornate, e di tutto ciò che hanno saputo scatenare.

Per fare il punto sulla situazione giudiziaria alla vigilia della sentenza del maxiprocesso
ci vediamo venerdì 23 gennaio alle 18.30 presso l’ex ospizio occupato. Saranno presenti alcuni avvocati del Movimento No Tav. A seguire cibo in abbondanza, beveraggi e intrattenimenti musicali.

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Serata benefit 17/01 ai “Biliardi” con i Fratelli Skaribelli

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Ricordare Adrian

Sabato 10 gennaio. Una cinquantina di solidali si da appuntamento sotto il carcere di Santa Maria Maggiore per ricordare Adrian, 19 anni, morto di carcere 5 giorni prima. La giornata vede un continuo afflusso di persone: alcuni, essendo giornata di colloqui, si fermano al microfono per dare un saluto in più a parenti e congiunti.

Ci si saluta sotto il colore di lanterne volanti, con la promessa di tornare quanto prima sotto quelle mura assassine. per Adrian, per Cherib, per tutti e tutte le detenute delle carceri veneziane.


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Qui trovate la versione scaricabile del manifesto A3 presidio

Qui trovate il link all’articolo di cronaca sul presidio

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/01/11/news/una-manifestazione-per-ricordare-adrian-1.10652647


Terroristi spray

La mattina del 2 dicembre Digos e Carabinieri perquisiscono i locali dell’ex Ospizio Contarini, sequestrando barattoli di vernice nautica e bombolette spray, con l’accusa di 635 (danneggiamento) e 270 sexies (condotte con finalità di terrorismo). Potete leggere maggiori dettagli sui fatti della mattinata nel comunicato che segue.

Importante risulta porre l’accento sull’uso strumentale e infame che viene fatto del 270 sexies, sul quale seguirà a giorni un testo più completo rivolto a chi, da un anno a questa parte, si sta occupando di organizzare la solidarietà ai prigionieri No Tav.

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Stamattina, 2 dicembre 2014, verso le 10.30 una quarantina tra Digos e Carabinieri in borghese ha fermato due compagni all’esterno dell’Ex Ospizio Contarini Occupato, a Santa Marta. Hanno quindi proceduto, dopo varie intimidazioni, a perquisire i due compagni, sottraendo con la forza le chiavi della casa occupata a uno dei due.

Gli sbirri sono quindi entrati a perquisire i locali dello spazio, sequestrando bombolette spray e vernici da ricondurre a un’azione di solidarietà No Tav avvenuta il 16 novembre scorso, durante la quale è stata imbrattata la facciata del Tribunale di Venezia con vernice rossa e scritte. Perquisizione motivata dalla nota vicinanza sempre dimostrata al movimento No Tav e, scopriamo solo dopo, dal tristemente noto reato di 270sexies (condotta con finalità di terrorismo), rivolto in questo caso verso ignoti.
Lo stesso reato per il quale Chiara, Claudio,Niccolò e Mattia si trovano in carcere dal 9 dicembre scorso per aver partecipato ad un’azione di sabotaggio al cantiere di Chiomonte!
Appare chiaro come anche la procura di Venezia,con manie di protagonismo e in cerca di facili carriere, stia cercando di usare le stesse armi giuridiche della procura di Torino per colpire, oltre ai No Tav direttamente implicati in azioni di sabotaggio, anche tutte le manifestazioni di solidarietà volte a far crollare questo infame, quanto farsesco, castello accusatorio.
Come abbiamo già avuto modo di dire, il reato 270 sexies, introdotto nel codice penale nel 2005 dopo gli attentati di Madrid,crea un fumus giuridico nel quale ogni condotta volta a “coartare le istituzioni” (leggi: ogni protesta che esca, anche di poco, dai limiti della rivendicazione democratica) è imputabile di terrorismo, dal sabotaggio di un compressore a, da oggi, della vernice su un Palazzo di Giustizia.
Prendiamo atto della totale mancanza di senso del ridicolo della pm Francesca Crupi, della Digos e dei carabinieri veneziani nel procedere ad una perquisizione per terrorismo cercando come prove spray e vernici relative ad un imbrattamento ma, in questi tempi di caccia alle streghe, non ci sorprendiamo più di nulla.
Rilanciamo con forza la solidarietà ai nostri compagni arrestati e i prossimi appuntamenti di lotta contro l’Alta Velocità, a partire dai prossimi 7 e 8 dicembre in Val di Susa.
CHIARA, CLAUDIO, MATTIA, NICCOLò, FRANCESCO, LUCIO, GRAZIANO LIBERI SUBITO!


Le occupanti e gli occupanti dell’ex Ospizio Contarini

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Ogni condanna è ingiusta!

Volantino distribuito durante il presidio No Tav del 16 novembre 2014, in campo Santa Margherita. Seguono foto del presidio.


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Nei quartieri, nelle case, nelle calli

11 Novembre, festa di San Martino. Nella tradizione veneziana una sorta di Halloween ante-litteram: frotte di bambini chiassosi che, di bottega in bottega, riscuotono dolci, spiccioli, piccoli regali. Una festa che ci parla di un città sommersa, che si scorge appena quando la marea si abbassa e i turisti se ne vanno.

 Seguono due righe lette in compagnia tra un brulè e i giochi di piccoli teppisti nelle calli del nostro quartiere. Per non lasciarsi infinocchiare da chi, con la pancia piena e il culo al caldo, vorrebbe fomentare guerre tra poveri. Grazie, stiamo bene anche senza di voi. 

 

NEI QUARTIERI, NELLE CASE, NELLE CALLI   

 

Abitare un quartiere (come una casa, un territorio) è diverso da abitare in un quartiere. Significa non percepirsi come totalmente altro rispetto al luogo in cui si vive, avere legami affettivi con lo spazio e le altre persone che lo abitano.

Non sempre, anzi quasi mai, questo è possibile: il nostro tempo ci impone continuamente spostamenti tra posti tanto più distanti quanto uguali tra loro, posti che spesso ci limitiamo ad attraversare per la funzione che essi ricoprono all’interno di un sistema più ampio. E’ la metropoli: la perfetta sintesi del territorio dove tutto è messo al lavoro , previsto, uguale a sé stesso.

In questo ambiente sviluppare relazioni soddisfacenti, incontrarsi, organizzarsi per cambiare l’esistente è pressoché impossibile. Quando ciò riesce è perché si sincronizzano delle rotture, delle discontinuità anomale rispetto ai flussi capitalistici di merci, persone, denaro.

In questo anche Venezia non fa eccezione: divenuta il “centro storico”di una metropoli estesa dal Lido alla cintura urbana di Mestre, gli ultimi scampoli di vita vera si danno solo lì dove le maglie dell’economia sono più labili, come gli angoli di città privi di attrazioni turistiche, o le zone più povere ai margini della cartolina.

Chi mira ad estendere il deserto anche in queste ultime isole non mercificate dove, pur con tutte le contraddizioni del caso, rimane la possibilità di immaginare qualcosa di diverso, è negli ultimi tempi passato all’attacco.

Una delle armi di cui si è dotato chi governa è la retorica del “degrado”. Una parola che sembra in grado di aggettivare qualsiasi cosa: dal senzatetto all’ubriaco, dal turista maleducato alle scritte sui muri, dallo spaccio di droga alle case occupate e via dicendo. “Degrado”, per chi governa, è tutto ciò che si pone al di fuori da una normalità già programmata, ciò che turba, anche in maniera involontaria, il regolare riprodursi dello stato di cose. Al di là delle valutazioni etiche che ognuno di noi può fare su ciò che è desiderabile e cosa no per la propria vita è importante conoscere ciò che produce questa retorica, per non finire con l’esserne complici inconsapevoli.

La retorica del degrado produce uno stato d’emergenza: la soglia di tolleranza della popolazione rispetto a certi fenomeni viene abbassata e, improvvisamente, un problema che prima non veniva percepito come tale o comunque come prioritario, è sulla bocca di tutti. A questo segue la soluzione di chi governa: sgomberi, retate, leggi e provvedimenti restrittivi della libertà di ognuno che passano senza nemmeno suscitare indignazione proprio perché giustificati dall’emergenzialità. Questo non prima di aver instaurato complicità con la popolazione: ed ecco sorgere comitati contro il degrado buoni per  i cittadinisti come per il fascista di turno, associazioni per tenere la città “pulita”, progetti per incoraggiare la delazione alle forze dell’ordine di qualsiasi condotta tramite infami vaganti travestiti, nemmeno troppo bene, da residenti indignati.

Tutto questo, naturalmente, al servizio dei soliti affaristi e speculatori che, non appena la guerra fra poveri consente di fare “piazza pulita”, fanno passare indisturbati deliranti disegni di riqualificazione, progetti di gestione di servizi pubblici di cui nessuno sentirebbe la mancanza, privatizzazioni di immobili, ammazzando così sul nascere, come effetto collaterale, ogni possibilità di appropriazione diretta e di autogestione reale.

E’ il caso degli ultimi cortei anti-degrado che hanno attraversato Mestre, del blitz di Forza Nuova alla sede dell’Ater, ma anche della campagna veneziana contro i graffiti, come della riqualificazione a suon di demolizioni del rione Vaschette, a Marghera, delle speculazioni al Lido nell’area dell’ex Ospedale e di quelle che, a breve, investiranno Santa Marta.

In questa guerra alla vita che si consumerà, nei tempi a venire, in maniera sempre più cruenta la nostra posizione deve essere necessariamente chiara: rifiutiamo in blocco ogni retorica sul degrado, venga essa da destra o da sinistra, preferendo assumerci le contraddizioni di un presente non ancora del tutto anestetizzato.

Siamo, senza se e senza ma, dalla parte di chi non aspetta tavoli di discussione o progetti partecipativi per decidere cosa fare del posto in cui abita, come di chi non delega alla polizia, o all’archistar del momento, la soluzione dei propri problemi di vicinato.

In modo speciale, siamo con chi, preso atto della situazione, ha iniziato ad organizzarsi.

Veniteci a trovare, sapete dove trovarci!     


I/le Occupanti dell’Ex Ospizio Contarini

 

festa di S.martino in quartiere 11.11.2014

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11.11.2014

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Il Compleanno dell’ex-ospizio occupato

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